lunedì 29 febbraio 2016

Eco strutturalista senza saperlo

La lettura più vivace dell’opera più celebre di Eco sono le prefazioni successive, e l’appendice. Le prime sono anche la lettura più “echiana”- disinvolta e mirata allo stesso tempo, appuntita: Eco ha fatto la semiologia dell’opera d’arte – l’opera d’arte come linguaggio dell’informazione – senza saperlo. La scrisse nel 1961 e la pubblicò nel 1962. Senza aver mai letto Lévi-Strauss, né Saussure, Jakobson, i formalisti russi – dei semiologi. Questi nomi ricorrono in nota nelle edizioni correnti dell’opera ma sono sono letture successive, suggerite da François Wahl, il direttore delle edizioni parigine du Seuil. Quanto a Barthes, “naturalmente conoscevo già Barthes, come amico e come autore, ma il Barthes semiologo e strutturalista” ancora non c’era – il che è anche non vero.
Il titolo è mediato dalla “Società aperta” di Popper, già classico all’epoca, non citato - anchesso ignoto? La teoria dell’informazione è la cibernetica di Norbert Wiener, che invece ha largo posto.
L’opera d’arte in funzione della teoria dell’informazione, per di più, è analizzata soprattutto in forma musicale, della musica seriale o dodecafonica, su base tonale. Che si presta alla teoria dell’informazione ma meno, se non affatto, a quelle dell’estetica – in fondo è il solito “rovesciamento” della logica teutonica, come se si volesse dare tono melodico all’urlo, e viceversa, nell’indifferenza alluna e allaltra forma espressiva. A meno che, come fa Eco, la musica non sia ridotta a suono.
È l’“opera aperta” dell’Eco avanguardista, una sorta di tamburo maggiore dell’innovazione. Che si ripeterà – più consistente – in “Le forme del contenuto” dieci anni dopo. Di cui qui volle che si includesse il saggio-messaggio “Generazione di messaggi estetici in una lingua edenica”, un esercizio inconcludente, quasi aristofanesco, sulla mela e il divieto: “Adamo ci ha insegnato che, per ristrutturare i codici, bisogna anzitutto provare a riscrivere i messaggi”. Senza citare McLuhan, “Gli strumenti del comunicare”, “Il medium è il messaggio”, nel 1971 già opere di divulgazione. Eco o della dotta ignoranza? Sarebbe un bel tema per Eco.
Umberto Eco, Opera aperta

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