L’inglese maccheronico pervicace di Renzi
è il segno di una politica, oltre che di provincialismo: die fati esteri non
gliene frega nulla. A lui come a ogni altro politico. Anche quando parla di
Bruxelles o Berlino, Renzi parla all’Italia di cose italiane, di piccinerie di
solito. Italia. Continua in questa terza Repubblica il vezzo democristiano di
chiudere l’Italia nell’Italia, che è la vera debolezza dell’Italia da ormai
settant’anni. Nella Ue e altrove. Di Renzi come di Mattarella, o di Boldrini.
Abbiamo Mattarella negli Usa e
Boldrini in Grecia non per altro, con un codazzo di giornalisti sui loro aerei
di Stato. Per guadagnarne la confidenza, e farsi portavoce dei pettegolezzi. Continua
la pratica vecchia Repubblica degli inviati al seguito dei potenti, ospiti di
riguardo. Un uso unicamente italiano,
scandaloso per ogni deontologia.
I potenti della Repubblica, i presidenti,
i presidenti del consiglio o delle Camere, qualche ministro influente, vanno
all’estero per farsi pubblicità gratis sui media, dalla Rai in giù. La loro
olitica estera si riduce all’uso di questa piccola corte per le loro beghe
politiche, personali, di corrente, di partito. I loro interlocutori all’estero
ormai lo sanno, che non si preparano nemmeno più agli incontri – servono per
una fotografia.
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