lunedì 8 febbraio 2016

Il Libano vittima del papa

Ha più profughi siriani che la Turchia e tutta l’Europa sommate, forse due milioni. Su una popolazione di  quattro milioni o poco più. Non sta bene ai sunniti, e non  sta bene nemmeno agli sciiti che sono la maggioranza della sua popolazione. È cancellato dall’Is, che si chiama Stato Islamico dell’Iraq e del Levante – non più della Siria come distinta dal Libano, ma dell’area prima della partizione coloniale. Ha da tempo una forte diaspora, verso i paesi ricchi del Golfo e verso gli Stati Uniti – dopo aver per generazioni guardato alla Francia - ed è l’unica sua speranza, fuggire. È il Libano, ultimo avamposto cristiano, costituzionalmente cristiano, a metà, nel Medio Oriente.
Il Libano continua a difendersi, ma è indifeso, da quasi mezzo secolo ormai campo di manovra degli Assad e dei loro nemici sauditi. La Francia, che era la sua protettrice diplomatica, si è defilata con Sarkozy e Hollande, in qualche modo infeudati all’influenza saudita. Ma la sua disgrazia maggiore è di essere a metà cristiano di obbedienza latina. La sua debolezza è quella di Roma, e più con gli ultimi papi. Che forse non sanno nemmeno dove il Libano si trova, nella loro confusione rigeneratrice.
justify;line-height:normal;background:white'>Inoltre, malgrado la grave e perdurante crisi economica, che imperversa ormai da nove anni, il libro si continua a comprarlo. Si pubblicano circa 62 mila titoli nuovi l’anno, per una vendita di circa 100 milioni di copie. Una media di 1.800 copie a titolo non è disprezzabile. La Francia, forse il paese con più mercato di lettura, ne stampa sui 70 mila l’anno, con una tiratura media molto più elevata, circa 6 mila copie a titolo. Ma ha una platea di lettori nel mondo tre-quattro volte più grande di quella italiana, dal Canada ai Caraibi, il Nord Africa e il Medio Oriente, i mari del Sud, da Tahiti alla Nuova Caledonia, con Belgio e Svizzera compresi. 

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