Armistizio – Quello che si
dovrebbe applicare in Siria suscita perplessità perché è un istituto desueto.
Molto coltivato tra gli addetti e i cultori dell’arte militare e della
diplomazia, è cancellato nella pratica. Da quarant’anni, dalla trattativa kissingeriana
a Parigi per il ritiro americano dal Vietnam. Era la pratica costante di tutti i
conflitti, ma con la guerra che è sempre giusta non è più praticato: la guerra
non è più un duello o una partita tra due avversari, ma una sorta di combattimento tra gladiatori, da finire dissanguati, con la resa
incondizionata e\o l’annientamento.
Captologia – Si sa a
che le app servono: a passarci il tempo, e nello stesso tempo focalizzare un
profilo utente che si trasformerà in introito pubblicitario. Cioè in royalty sulla vendita dei messaggi di cui sono
veicolo. Ma in materia la captologia – lo studio della tecnologia che modella i
consumi, habit-forming - ha presto fatto molti passi avanti.
Basandosi sul Behavior Model di J.B.Fogg, il direttore dello Stanford
Persuasive Technology Lab della Stanford Graduate School of Business, l’allievo
Nir Eyal, un programmatore di giochi e lui stesso ora professore alla Stanford
di Psicologia applicata del consumato, annuncia già una guida pratica al
miglior utilizzo economico delle app, “Hooked. How to build Habit-Forming
Products”. A partire da facebook, o meglio ancora da instagram, “la più
produttiva”: l’app migliore è quella che innesca un bisogno e nello stesso
tempo offre una soluzione temporanea. Il manuale si annuncia così: “Sensi di
noia, solitudine, frustrazione, confusione e indecisione spesso inducono una
lieve sofferenza o irritazione, e provocano una quasi istantanea e spesso
involontaria azione per scacciare la sensazione negativa. Gradualmente, queste
connessioni cementano in abitudini, da utenti che si rivolgono al vostro
prodotto quando subiscono certi impulsi interni”.
Si spiega che Facebook abbia rilevato Instagram, una start-up, una piccola azienda
in avviamento, con soli dodici dipendenti, cinque anni fa per un miliardo di
dollari.
Cospiratori-Collaborazionisti
–
Anche di Lech Walesa si trovano tracce di collaborazionismo, col regime
comunista che poi abbatterà col sindacato Solidarnosc’. Come già si sarebbero
trovate di Ignazio Silone col fascismo. Ma non è una novità: in tutti i casi, reali o letterari,
di oppositori e rivoluzionari ci sono sempre zone grigie. Il rivoltoso,
anarchico, terrorista, entra inevitabilmente in contatto con le polizie: lo
controllano, lo convocano, ogni tanto lo arrestano e sempre lo minacciano o
ricattano.
È così in letteratura non per caso, riflettendo casi cioè di cronaca, da Dostoevskij a Conrad, Belyi, Némirvosky: tutti presentano il ribelle impaniato in trame oscure, per i necessari contatti che le polizie gli impongono. Ma soprattutto andrebbe ricordato Lenin, la cui collaborazione con lo Stato Maggiore tedesco, intesa a portare la Russia fuori dalla guerra, fu decisiva per il suo rientro in patria, e per il finanziamento della rivoluzione.
È così in letteratura non per caso, riflettendo casi cioè di cronaca, da Dostoevskij a Conrad, Belyi, Némirvosky: tutti presentano il ribelle impaniato in trame oscure, per i necessari contatti che le polizie gli impongono. Ma soprattutto andrebbe ricordato Lenin, la cui collaborazione con lo Stato Maggiore tedesco, intesa a portare la Russia fuori dalla guerra, fu decisiva per il suo rientro in patria, e per il finanziamento della rivoluzione.
Ancora più impaniato in questi
traffici fu Parvus, la mano finanziaria di Lenin. Un uomo dell’ombra che
“La morte è giovane”, romanzo di Astolfo in via di pubblicazione, così
tratteggia:
“(Della
Soluzione Finale) la decisione era già presa, al Wannsee si definirono i
dettagli. Nel
lusso che lusingava Eichmann. Parvus, l’inventore della rivoluzione permanente
e dello sciopero generale, vi aveva tenuto corte, nel palazzo che sarà poi
delle SS, ricevendo ministri, diplomatici, affaristi, socialisti, con servi,
cuochi, segretari, attrici e squillo. «Il Grande Gatsby» anticipando, il film di Luhrmann. Il denaro di
cui si era appropriato infine trovando da restituire a Gor’kij, mentre
prediceva modi e tempi della seconda guerra. Dopo aver dissuaso la Germania,
coi milioni dello Stato Maggiore tedesco, dalla rivoluzione.
“Parvus è il prototipo del sinistra-destra,
l’affarista idealista che i bolscevichi finanziò con l’oro teutonico e dei
nazionalisti balcanici. Ed è l’uomo di mano in banca che affascina i compagni,
sulle cui tracce verranno Stavisky, banchiere in Francia dei radicalsocialisti
prima della puntatina fatale, come Alberto Sordi, a Chamonix, e l’editore
fantasista Maxwell, che affascina il laburista Wilson. E si arriva a Lenin che
sbarca alla stazione Finlandia dalla Scandinavia neutrale dopo il tentativo
abortito col treno diretto dalla nemica Germania, e dopo che il compagno
“Parvus”, l’umile, Israel Lazarevic Helphand, aveva circuito l’ambasciatore a
Istanbul von Wagenheim, ottenendone i fondi segreti del ministero tedesco degli
Esteri e dello Stato Maggiore, venti milioni e mezzo di marchi oro e un milione
di rubli. Per questo Rosa Luxemburg avrà torto quando obietterà alla pace
separata di Lenin: “Brest-Litovsk rafforza l’imperialismo tedesco e impedisce
la rivoluzione”. Dieci anni prima, al congresso di Stoccarda, entrambi erano
per la guerra, “per accelerare la distruzione del capitalismo”. Ma Lenin ne
sapeva di più, che bisogna “trasformare la guerra imperialista in guerra
civile”. E la Germania sincero ammirava, per la disciplina. A Gor’kij Parvus
conteggiò 136 mila marchi oro, 35 mila dollari, intascati vent’anni prima quale
agente per i suoi diritti d’autore in Germania, più l’interesse legale annuo
del 3,5 per cento, sulla base dell’arbitrato dell’Internazionale nel 1908”.
Cuba
–
È difficile fare il conto dei torti e delle ragioni nelle relazioni con gli
Usa. Però una cosa Obama avrebbe potuto fare – e invece non farà, la sua essendo
una presidenza conservatrice: chiudere la prigione speciale di Guantànamo e
ridare la base a Cuba. Come avrebbe dovuto da tempo. Un gesto che farebbe dell’isola
il 51 mo stato della federazione, con sicuro plebiscito, ma Washington non fa:
la Dottrina Monroe resta in vigore, ed è sempre imperialista.
Destra-sinistra – Solo in
Italia si dice la sinistra egemonica e la destra subalterna. Forse nei posti,
non nella cultura: è chiaro che, seppure ci siano gruppi di potere di sinistra
al governo, la leadership culturale è di destra. Non da ora: da Thatcher e Reagan
in poi. Anzi da prima, dalla crisi fiscale dello Stato: la sinistra non sa governare
se non può spendere. Il voluminoso “L’immagine sinistra della
globalizzazione” di Paolo Borgognone ne è la prova materiale. Sarcastico nel
titolo, è convinto nell’argomentazione, anche al solo sfogliarlo: è
incontestabile. Arrivando al punto di dire la nuova sinistra europea subalterna
al grande capitale finanziario, e solo il lepenismo coerente e conseguente con
le ragioni professate. Che sono quelle tradizionali della “sovranità monetaria”
come base di ogni sovranità. Non innovative. Ma non è questo il punto, il punto
è che non si obietta, se non con l’accusa di fascismo.
Borgognone si può sfogliare a
Roma solo alla libreria Europa dietro San Pietro, che si professa di destra. Ma
questo è parte della dissimmetria: scambiare lo schieramento per la politica,
l’idea, l’egemonia.
Presidenza Usa – È sacra, nella prima costituzione moderna, laica. Obama è un fumatore, ma noi non lo
sappiamo. La sua madre ha avuto problemi psichici, ma noi non lo sappiamo. Lui
ha avuto e ha problemi con la moglie, ma noi non lo sappiamo – di Kennedy era ancora
peggio: era uno “scannatore” compulsivo, ma nessuno ci diceva nulla, nel gran
pettegolare che pure si faceva dei Kennedy. La figura del presidente americano
è, malgrado il giornalismo scandalistico e\o d’inchiesta di cui l’America si
adorna, una realtà sacrale. Non propriamente, il presidente non è un
totem, non per diritto, ma gode di un’aura sacrale. Avvocatizia come tutto negli Usa: posto cioè che non compia
atti visibili contrari alla legge, magari aver sottratto l’ennesima sigaretta
che fuma alla segretaria. Ma inemendabile.
Dappertutto la figura del capo dello Stato mantiene un che di
sacrale, ma in America il presidente è anche il capo del governo, uno cioè che
fa e disfa, e andrebbe riportato in terra – un personaggio pubblico in tutti
gli aspetti. Per di più, attraverso le alleanze, e le strategie politiche,
postbelliche, il presidente Usa ha un potere quasi decisionale in buon numero
di paesi, tra essi l’Italia. Ma non per questo è meno sacrale, lo è anzi di
più. Il presidente americano potrebbe essere un pazzo, purché non sia stato
dichiarato tale prima.
È in questo quadro che non va sottovalutata la campagna
elettorale americana, e la guerra che ci minaccia nel Mediterraneo e in Medio
Oriente. La campagna presidenziale mostra di premiare i due estremisti, di
destra e di sinistra. Sembrerebbe impossibile, ma Trump ha il 50 per cento di
possibilità di diventare il nuovo presidente. Ne ha dette e fatte della
peggiore specie, nei trenta o quarant’anni dacché è “Trump”. Compreso oggi far
lavorare a basso prezzo nelle sue imprese molti latinos contro i quali
propone il muro al Messico, forse non legalmente, non del tutto. Ma finché è il
“fenomeno” Trump è inattaccabile. Anzi, benché tirato fuori pari pari dalla commedia del’arte, è ritenuto da metà –
qualcuno in più, qualcuno in meno – degli americani un auspicabile presidente.
Ponte di Messina – Di nessun interesse per nessuno, siciliani compresi,
e di danno o perlomeno noia per i molti, è un progetto autoreferenziale,
architettonico e ingegneristico, per finanziare architetti e ingegneri, in studi
professionali, lautamente, con progetti e calcoli a nessun fine se non appunto
la distribuzione di non modesti capitali pubblici. La vacca da mungere settoriale, o la cornucopia. Lo stesso
partito si alimentò a lungo di un progetto di ponte sul lago Maggiore, tra
Laveno e Intra, gallegiante, con due passaggi per i natanti alle stazioni terminali, “di costosissima manutenzione e di totale inutilità” in un vecchio racconto di Piero
Chiara. E Nel Duemila, per il Giubileo dei famosi duemila cantieri da un miliardo
l’uno della giunta Rutelli di cui non restò traccia visbile.
È anche una iniziativa per il Sud –
la sola di due anni di governo Renzi - ma non a beneficio degli ingegneri e
architetti del Sud. Anche questo non è una novità.
Province – L’abolizone-agglomerazione è un topos burocratico – cioè
della moltipicazione dell’inutile. Mussolini la prediligeva, a Reggio Calabria,
Imperia (Oneglia e Poerto Maurizio), etc. Sempre con la stesa giustificazione:
accentrare per risparmiare. Mentre si sa che i prefetti non diminuiscono di
numero, e neanche i consiglieri elettivi locali. Ora si trasformano le province
in aree metropolitane, ma le pratiche non si aboliscono, i “documenti” da fare,
di qua o di là.
astofo@antiit.eu
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