La
guerra dell’Arabia Saudita è contro l’Iran e contro l’Is. Contro l’Iran come
potenza regionale e come islam sciita. Contro l’Is per la supremazia nel mondo
sunnita. Una guerra su due fronti è difficilmente componibile, ma è quello che
il reame sta tentando, nell’inedito attivismo militare.
Il
nuovo corso saudita viene collegato alla successione a capo del paese, alla
morte del re Abdallah un anno fa. Sarebbe il nuovo re Salman all’origine dell’attivismo
del reame, fino ad ora sempre discreto, dal punto di vista diplomatico e militare.
Salman è il più innovatore, o progressista, dei principi sauditi. Ma proprio per
questo, si dice, più dei suoi predecessori ha bisogno di una base stabile di
potere. Da qui la decisione di combattere
anche militarmente i nemici.
La
militanza sul fronte islamico è però precedente a Salman. Il segretario di
Stato Usa, John Kerry, ricorda che fu due anni il ministro degli Esteri di
Abdallah, il principe Saud, uomo molto cauto, anch’esso poi deceduto, a spiegargli
il fenomeno Is: “Daesh (l’acronimo arabo per Is) è la nostra risposta al vostro
sostegno al Da’wa”, al partito sciita che controlla l’Iraq dopo Saddam Hussein.
“Nostra” come di noi sunniti. Che però sono un fronte irrimediabilmente diviso.
L’Arabia
Saudita è il paese in cui la propaganda online dell’Is raccoglie più attenzione.
Ed è più radicale, se si può, anche più della propaganda antioccidentale e
anticristiana. Le accuse più infamanti sul piano religioso del “califfo” dell’Is,
Abu Bakr Al Baghdadi, sono dirette contro la dinastia custode dei luoghi santi
islamici. E sul piano politico sono costanti. L’offensiva saudita nello Yemen
contro l’influenza iraniana Al Baghdadi ha bollato di “sussulto del morente”. La
dinastia
saudita definendo “non gente di guerra
ma di lusso e stravaganza, gente di intossicazione, prostituzione, danze
e banchetti, impegnata a difendere ebrei e crociati”.
L’intervento saudita nello Yemen a marzo è stato una risposta
all’accordo Usa-Iran sul nucleare, e una manifestazione tanto di volontà di
combattere militarmente, una novità assoluta, quanto di inefficacia: i sauditi
non hanno nessuna esperienza in campo militare. Ma la sfida allo sciismo è anch’essa
campo di battaglia nello scontro tra le fazioni sunnite, del wahabismo saudita
e del fondamentalismo Is, che si combattono con accuse reciproche di politeismo eretico e di “rafidaismo” – di rafidah, di rigetto della successione
canonica di Maometto. L’appellativo ingiurioso rafidah era storicamente indirizzata agli sciiti, seguaci di
Fatima, la figlia del profeta.
Nessun commento:
Posta un commento