La vita
attraverso la morte. L’appuntamento d’amore di “una ragazza vestita con
semplicità” col giovane medico di
guardia all’ospedale viene interrotta da una chiamata d’urgenza al capezzale di
un amico morente, una persona giovane perseguitata dalla malasorte. La
delusione è la prima reazione: il male non dà tregua. Ma un senso più ampio di
appartenenza si fa strada, tra il medico stremato dall’esperienza e la sua compagna,
nella comunione più ampia, delle disgrazie degli altri, che da pienezza
all’more, e quasi una felicità. “Ogni amore rende felici, compresa
l’infelicità in amore”, ha teorizzato l’autrice in altra sede..
Corredato
da una lunga nota biografica che è quasi un romanzo, un racconto scovato da
Claudia Ciardi che dà un’altra dimensione alla proteiforme Lou. Per i più l’allumeuse di Nietzsche, come il filosofo
pazzo la infangò – ricambiato: “Il valore del suo pensiero”, dirà Lou Salomé di Nietzsche in veste di biografa,
“non dipende dall’originalità teorica, ma dall’intima forza con cui una
personalità parla”. Di suo
amorevole oltre che bella, del giovane Rilke e di altri meno meritevoli amanti.
Femminista che non voleva rinunciare alla femminilità. Cultrice raffinata delle
scienze dello spirito, da ultimo la psicoanalisi, corrispondente apprezzata di
Freud.
Il personaggio
Lou Salomé ha offuscato la persona. Fu, è vero, lei stessa la sua “donna
artista”, che è più intelligente, “in una costante
felicità di gravidanza spirituale” – uno stimolo e un
impregnamento interminabile. Fu poetessa non superficiale, se Nietzsche ne
restò impressionato, e in qualche modo anche Rilke - con Rilke “divenimmo sposi
ancor prima di diventare amici”, per la furia dei vergini.
E come si vede anche narratrice.
Lou
Andreas Salomé, Una notte, via del Vento,
pp. 33, ill., € 4
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