La no-fly zone sulla Siria settentrionale, alla frontiera con la
Turchia, richiesta da tempo dal presidente turco Erdogan, è infine patrocinata da
Angela Merkel. Potrebbe essere un vulnus non riparabile nei rapporti tra i governi Ue.
La no-fly zone ha lasciato finora perplesso anche lo Stato maggiore
Usa, il miglior alleato della Turchia. Perché oscura la frontiera turco-siriana
attraverso la quale passa di tutto, anche i terroristi dell’Is, nonché le armi
e i finanziamenti col traffico petrolifero. Ma la cancelliera ha deciso. Come
già per gli aiuti Ue alla Turchia, tre miliardi. Non poco, e senza vincoli né controlli
- per il bene dei rifugiati, si spera.
Merkel ha deciso all’improvviso,
senza concertazione europea, e da sola. Una decisione avventurosa, che rischia
di accendere una guerra globale. Una condotta unilaterale comunque della
politica estera e di difesa europea, con buona pace di Mogherini, e dello
stesso governo italiano, come sempre assente nelle questioni importanti, che preoccupa
molto la diplomazia e anche lo Stato maggiore italiano. La no-fly zone era richiesta da Erdogan per poter bombardare senza
controlli i curdi in Siria e in Iraq. E forse rifornire, con i suoi alleati
sauditi, l’Is.
Ci si interroga sul perché la
Germania avalli questa tattica. Forse per un calcolo politico della
cancelliera, per guadagnare qualche voto di turchi tedeschi alle prossime importanti
elezioni regionali. Ma non ci si interroga troppo: la diplomazia tedesca ha una
lunga e coerente tradizione di tracotanza e avventurismo. Ha creato il caso
Ucraina, con le finte rivoluzioni arancioni di vecchi marpioni - dopodiché, dopo aver bloccato le relazioni tra l’Europa e la Russia, traffica tranquillamente
con Putin. Dopo aver dissolto la Jugoslavia nelle pulizie etniche per farsi un
paio di Stati cuscinetto. Ora impone all’Europa
un regime liberticida, con le carceri traboccanti di intellettuali critici e
oppositori politici – le impone di finanziarlo e lo sostiene nel genocidio dei curdi.
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