mercoledì 3 febbraio 2016

Letture - 245

letterautore

Autore – L’Autore s’impegna
Per la cuccagna
E un po’ anche per la fregna.

D’Annunzio – Ambiva a essere musicato, e per questo attaccò Mascagni, il principe in quel Fine Scolo dell’opera in musica, bollandolo “velocissimo fabbricatore di melodramma”. Da critico del “Mattino” s’ingegnò di far cadere nella stima il grande successo de “L’amico Fritz” al debutto a Roma, il 31 ottobre 1891, al teatro Costanzi ora dell’Opera, un anno dopo lo strepitoso successo nello stesso teatro della “Cavalleria rusticana”, l’opera del debutto. Vantandosene poi con Barbara Leoni: “Con una propaganda quasi feroce, credo che ebbi una parte non lieve nella caduta di quella grossolana opera”. Una soddisfazione maggiore perché, con le sue mene, “castigo inflitto a un artiere bestiale dallo stesso bestiale pubblico che lo levò agli astri alcuni mesi fa”.
Non riuscì a impedire però la rappresentazione dell’“Amico Fritz” a Napoli un anno dopo, il 2 dicembre 1892, ma recidivò l’attacco, con un articolo intitolato “Il capobanda”.
L’avvicinamento sarà operato per il tramite di Scarfoglio, e sul finire del decennio lo stesso Mascagni, commosso dalle insistenze, proporrà a D’Annunzio un trittico patriottico, “Trilogia Italica”. Che però D’Annunzio, ora impegnato in teatro con la Duse, lascia cadere. Ancora un decennio e la collaborazione si materializza per “La Parisina”, 1.400 versi di D’Annunzio. Un’opera “ineseguibile”, giudica Mascagni, troppo lunga, che comunque ci prova, e anzi si trasferisce vicino Parigi per facilitare i contatti con D’Annunzio. Che però, già musicato da Debussy e in contatto con Stravinskij e Pizzetti, non è più interessato e non si scompone nemmeno quando l’opera crolla alla rappresentazione.

Dante - È europeo, anzi “l’europeo”, altro che islamico. È lui stesso il suo Ulisse un po’ Odisseo, errante per sete di conoscenza. Che la conoscenza – il mondo – racchiude nel libro. Alla fine della “Commedia”, quando vede in Dio l’universo, lo vede in forma di libro: “Nel suo profondo vidi che s’interna,\ Legato con amore in un volume,\ ciò che per l’universo si squaderna”. Volume, legato, quaderno.
Un mondo non chioso in sé, come nell’islam, e compiaciuto, che santifica il facile masochismo (il martirio) ma curioso, e sempre in gioco.

Misasi – Si chiama Nicola, uno dei tanti del secondo Novecento che sopravvivono solo nel censimento di Croce. Fu attivo in gioventù a Napoli e a Roma. In contatto con i nomi blasonati del 1880-1890: Matilde Serao, Scarfoglio, Di Giacomo, Carducci, D’Annunzio, Fogazzaro, Verga, Capuana, con l’editore Sommaruga, con le riviste in voga, “Cronaca bizantina” e “Fanfulla della domenica”.  Fu autore di molte opere, almeno una cinquantina, nessuna che si ricordi.
Ebbe nel 1888, al concorso Sonzogno per un’opera musicale in un atto, l’occasione per diventare celebre. Mascagni, giovane compositore livornese in cerca di gloria (veniva dalla direzione della filarmonica di Cerignola…), chiese un libretto al poeta suo conterraneo Giovanni Targioni Tozzetti, proponendogli “Marito e sacerdote”, una novella di Misasi. Targioni Tozzetti accettò, ma poi suggerì una novella di Verga, “Cavalleria rusticana”.

Novecento – Si potrebbe dire il secolo della barbarie. Per le dittature, gli stermini, le guerre  totali, le rese incondizionate. Per la storia insomma. Ma più per un bizzarra ma non peregrina osservazione di Vitaliano Brancati, lo scrittore,  nel pieno del secondo conflitto mondiale (l’elzeviro “Due viaggi”, pubblicato dal “Corriere della sera” il 15-16 marzo 1943, ora in “Scritti per il «Corriere» 1942-1943!”, a cura di Giulio Ferroni). A proposito del Duecento, secolo invece fertile: “I veri barbari erano più numerosi che nel ‘900, epoca di amori sviscerati per l’uomo primitivo, ma in nessuna testa di europeo si trovava, come nel ‘900, la retorica della barbarie, l’esaltazione della barbarie, etc.. L’uomo di azione sognava di diventare un uomo colto, e l’uomo colto non rimpiangeva mai di non essere un uomo d’azione”.
La retorica della barbarie. Con un codicillo che non lascia dubbi: “(la barbarie medievale ha rinsanguato il nostro continente: nessuno può negarlo. Ma il Medioevo è fatto di barbari che vogliono incivilirsi e non di uomini inciviliti che vogliono diventare barbari!)”.
Già il Colombo di Leopardi è stanco, viaggia per noia – nel Cinquecento forse non, ma sicuramente nell’Ottocento la trasformazione è avvenuta: quel Colombo non ha nulla a che vedere col vero ma così è per il poeta, che è l’uomo per antonomasia del libro – della ricerca, della scoperta.

Omero – Viene letto a ritroso, carico dei valori e le sensibilità successive: romantiche, eroiche, genealogiche (imperiali), occidentali. Per un ruolo di anticipatore che senz’altro ha avuto e ha – l’autore è creatore. Ma eludendo o disperdendo molti manifestazioni di altra sensibilità, che invece lo arricchiscono. L’onore sempre di Troia sopra gli Achei, Ettore e il fratello Paride (la disgrazia), Ulisse e Diomede. Anche le vicende che sembrano più classiche, assestate: Ettore e Achille, Achille e Patroclo. Achille e Patroclo. Achille e Ettore.
Simone Weil lo legge nel contesto, e anche quello è sorprendete, dell’ “Iliade” come poema della forza – non della patria, la libertà, la civiltà, l’Ellade, l’Occidente.

Presenza scenica – Ora è magra. Un tempo era la voce, la gestualità, anche l’imponenza.  Oggi è la silhouette e la statura – la voce ce l’hanno tutti, più o meno educata, il do di petto non va più e quindi nemmeno la cassa toracica, la dizione e il portamento s’imparano in poche lezioni. La soprano americana Lisette Oropesa il “New York Times” al debutto al Metropolitan Opera ha definitori “magnetica presenza scenica”, e cantante di “grazia fresca e incantevole lirismo”. In effetti Lisette sfila sul palco a Santa Cecilia eretta sui tacchi dodici, magra naturale, svettante, e non avrebbe bisogno di cantare Fauré. Dietro a lei, altrettanto magro e altrettanto alto, il baritono Priante. Il maestro Pappano che li segue, e a cui si deve tutto l’incanto di Santa Cecilia, sembra un servo di scena.

letterautore@antiit.eu

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