domenica 28 febbraio 2016

L’eurosuicidio assistito, dalla Bundesbank

Giovedì Weidmann, il presidente della Bundesbank, ha ammonito la Banca centrale europea a non insistere nella politica anti-deflazione: “Non c’è deflazione”, ha detto. Venerdì l’Istat tedesco ha comunicato che a febbraio l’inflazione in Germania è tornata negativa, come già un anno prima. Mentre gli araldi dei mercati finanziari, “Financial Times” e “Economist”, invocavano “carrettate di liquidità”. E i ministri del Tesoro del G-20 a Pechino discutevano di come evitare “il caso Giappone”, la deflazione ormai venticinquennale, il ristagno.
Weidmann aveva dati sbagliati? No, sapeva già che i prezzi in Germania vanno al ribasso. Non c’è un rischio deflazione, ha detto, “anche se nei prossimi mesi l’inflazione tornasse sotto zero”. E le proiezioni per il 2016, ha anzi aggiunto, di una lievitazione dei prezzi dell’1 per cento, saranno ridimensionate. Ma ha insistito: “La Bce non deve farsi influenzare dalle aspettative di breve termine dei mercati finanziari”, dalla richiesta di maggiore liquidità.
Il problema di Weidmann non è il ristagno delle economie dell’euro, dopo la grave crisi bancaria e del debito. Che se prolungato equivale a un suicidio, lento ma ferale. Dell’economia, del fondo dell’economia, non parla mai. Il problema del’euro è come liberarsi da tanta insolente ottusità.

Nessun commento:

Posta un commento