Si parla
dei socialisti, ma in filigrana emerge il disfacimento del Pci. Protervo. Velenoso.
Non per il crollo del Muro ma per la sua propria pervicace opera di distruzione
di ogni altra forza progressista. Che approderà infine, con Veltroni, al suo
proprio dissolvimento.
Nel 2008
Veltroni liquida quello che resta del partito Socialista. Apparentandosi solo
Di Pietro. Ma nello stesso tempo annienta il suo proprio partito nel Pd, di cui
ciò che resta non è di sinistra – l’esito è un’altra accezione del “caso
Italia”, un paese dove la destra si nega, e la sinistra arde di dissolversi
(arrivava al 46 per cento del voto).
Correr
fa una ricostruzione minuziosa di questo autoannientamento, elezione per
elezione. L’operazione Mani Pulite è remota, e non molto pulita. Ma sempre
nuova, rinnovata, è l’impossibilità di essere a sinistra. Campo della faziosità
Il
racconto dei socialisti è quello di una deriva. Forse inevitabile. Non solo per
il fuoco di sbarramento dei giudici, che fecero pagare al Psi il referendum
sulla responsabilità civile. Dopo Craxi, il Psi si è in pratica autodisciolto,
anch’esso. Anche perché la politica aveva cambiato natura e segno: dei 5-6
milioni di voti che il Psi raccoglieva, la metà sono andati al centro-destra di
Berlusconi, e la metà dell’atra metà nell’astensione.
Ma il
titolo non mente, e il sottotitolo: “I socialisti italiani dopo il 1993”.
Correr fa una ricostruzione per il futuro storico. Clandestina, dai i tempi, ma
prima o poi utile. Una ricerca e una messi in quadro, congresso dopo congresso,
elezione dopo elezione, con i (pochi) riflessi nei media, di cosa è stato il
partito Socialista dopo Mani Pulite: tante sigle e poche idee. Poco tempo anche
per farsele venire, dovendosi per lo più difendere: l’idea socialista della
politica ha avuto vita travagliata nel ventennio abbondante della Seconda
Repubblica, sotto i colpi dei Pci-Pds e del Msi-Sn coi loro giudici prima, poi
del democratismo alla Veltroni, con la cancellazione di ogni caratterizzazione
sociale, da ultimo con la rottamazione, generazionale e ideale.
Un
racconto, a ripensarci, che si potrebbe rifare di ogni forza politica in
Italia, e di ogni politica.
Carlo
Correr, Una lunga marcia, Nuova
Editrice Mondoperaio, pp. 300 € 14
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