“Lei sta facendo correre
grossi rischi all’Italia e al’Europa”, ha ammonito Mario Monti al Senato il
presidente del consiglio Renzi: “ei non manca occasione per denigrare l’Unione
introducendo negli italiani una pericolosissima alienazione nei confronti
dell’Europa”. Un’indignazione inversamente proporzionale al giudizio: l’ex capo
del governo “salito in politica” si professa europeista unico, mentre affonda
l’Unione in quello che è il suo gorgo, l’autoreferenzialità. Non un’Unione di citadini
nell’interesse dei cittadini, cittadini ma una entità astratta, al meglio – in
concreto di burocrati espressione di interessi economici e nazionali.
La cosa si può complicare con
la nascita politica e il governo di Monti. Succube di un’Europa che ha portato
l’Italia a una crisi ancora senza via di uscita. Anche perché caparbiamente ce
la tiene dentro. Ma è inutile maramaldeggiare: l’uomo ha i suoi limiti. Da economista,
il primo economista al vertice dell’Italia – ci fa Einaudi, ma era il capo
dello Stato, al di sopra delle parti- che non ha dato una sola ricetta utile e
tante invece dannose. E come fa il professore Monti a non vedere il disastro
che l’Europa ci ha combinato e ci sta combinando, bancari e, ancora una volta,
sul debito? I disastri, mettendoci dentro anche l’Ucraina, gli immigrati, la
Siria e la Libia.
Si può essere servi con
onore. Ma non servi sciocchi: non è venuto mai il dubbio al professore che l’ “Europa”,
la sua Europa, lo onori perché lo ritiene un servo sciocco? Obbedire alle cancellerie potenti non è europeismo - quanto potente è Berlino Monti avrebbe dovuto saperlo da commissario a Bruxelles alla Concorrenza.
Non si è europei sottomettendosi
al peggio. A un duopolio Germania-Francia palesemente inetto – che è poi un
monopolio merkeliano, a fronte dell’inettitudine di Sarkozy e Hollande. O a non
tanto oscuri diktat di “Bruxelles” o “Francoforte” – da intendere la
Bundesbank, non la Bce - che provocano guai invece di cercare soluzioni e
miglioramenti. Riprova di questa falsa ipostatizzazione è l’approccio
all’opinione pubblica, considerata passiva: non c’è da indirizzarla,
nell’opinione del professor Monti, ma di comprimerla e sacrificarla. A un totem
Europa, pure oggi così brutto. Migliorare questo totem è invece l’impegno d’ogni
anche piccolo europeista.
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