Pulcinella
Agamben vuole “un’idea, di cui manca la cosa”. Che egli va a cercare nei
quadri, gli affreschi e gli schizzi di Giambattista e Giandomenico Tiepolo,
entrambi cultori della maschera napoletana – il figlio da ultimo, ritiratosi da
Venezia e dalla pittura, in un album di schizzi quasi giornalieri, 104 carte,
che intitolò “Divertimento per li regazzi”. Sul filo di considerazioni del
tipo: se Nietzsche si fosse mascherato da Pulcinella invece che da Zarathustra.
Appunti,
più che un trattato, notazioni, che la maschera evoca fertile. Controvertibili
a volte, nella loro causticità. “Il comico non è solo un’impossibilità di dire
esposta come tale nel linguaggio – è anche una impossibilità di agire esposta
in un gesto”. No, questo è Petrolini, ed è una gag, Petrolini diceva e agiva,
eccome, sul palcoscenico. Mentre non c’è chi non veda che il comico è una
grossa arma politica. Anche perché non c’è difesa. O a proposito di Eduardo -
che ha fatto Pulcinella ma, come tutti gli Scarpetta, gli è contro: Pulcinella
è tutti noi, esemplare dell’uomo non libero di Schopenhauer, in quanto è. O non
è piuttosto l’uomo libero, in quanto è quello che non è?
Questa è
peraltro la conclusione: “Meditare su Plcinela non significa soltanto
chiedersi, come Stendhal,: «Che uomo sono? Qual è il mio carattere?», ma anche
e innanzitutto: «Ho veramente vissuto la ma vita?»” E “che significa convivere
con un non-vissuto”.
Un
divertimento. Ma da “commedia filosofica”: la commedia, “più antica e profonda
della tragedia”, è “più vicina di quella alla filosofia – così vicina che, in
ultimo, pare quasi confondersi con questa”. Agamben fa l’analogo di
Giandomenico Tiepolo, che anche lui “decide a settant’anni di dedicare la sua
ultima fatica alla nascita, alla vita, alle avventure e alla morte di
Pulcinella”. Una sorta di dialogo a tre, due veneti a parte intera e uno di
elezione, i Tiepolo e Agamben, sul napoletano: per san Paolo “tutte le cose si
ricapitolano in Cristo” alla fine dei tempi, per i Tiepolo in Pulcinella, senza
blasfemia, e per il “regazzo” Agamben, sdraiato sull’erba sotto il Gianicolo.
Un
regalo, anche per la cura grafica, dello stesso Agamben, e di Lavinia Azzone e
Rossella Di Palma. Pulcinella la tragedia – e la stessa filosofia attraverso il
dialogo – fa risalire allo scherzo giocoso, sia pure dei pelosissimi satiri: ai
cori di satiri della “Poetica” di Aristotele. La filosofia come cachinno non
è male. Anche in senso evolutivo-selettivo,
si direbbe, il satiro assimilandosi al montone, e perché no alla scimmia? Non è
un satiro Socrate nostro padre, nonché di Platone? Pulcinella è un personaggio filosofico,
e anzi la filosofia. È la parabasi, la deviazione o digressione.
Giorgio Agamben, Pulcinella ovvero
Divertimento per li regazzi, nottetempo, pp. 143, ill., € 27
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