C’è una cosa che Renzi dovrebbe
fare invece che parlare a vuoto contro non si sa chi: chiedere le dimissioni
del capo della Vigilanza bancaria europea, Danièle Nouy, e di tutto il suo
staff. E mandarli a processo, se possibile a una corte marziale: siamo in
un’economia di guerra, che questa signora ha dichiarato all’Italia.
Danièle Nouy vuole imporre alle
banche la liquidazione dei titoli del debito pubblico nazionali che hanno
sottoscritto. Non limitarne la sottoscrizione, ma liquidare il patrimonio già
accumulato. A perdita, e a un costo per il debito pubblico nazionale. Un’insensatezza.
Per di più sbandierata. In modo che l’effetto negativo si è già prodotto anche
in assenza della misura.
Una mossa avventurosa, è dire
il meno: dalla riservatezza alla speculazione, la Banca centrale europea ha
ribaltato i canoni della politica monetaria. Non tanto la Banca quanto la
Direzione Vigilanza di Danièle Nouy, una direzione molto selettiva nei suoi
interventi, mirata, senza regole prestabilite. Che le decisioni e i proponimenti
comunica a canali riservati, per un uso speculativo: roba da corte marziale, non
c’è dubbio, è un tradimento, sono atti di guerra.
Può darsi che sia una direzione
poco capace. Può essere: Nouy non ha alcuna esperienza, se non quella di
funzionaria non di primo rango della Banque de France, distaccata alla
segreteria del Comitato di vigilanza Basilea, alla Banca dei Regolamenti internazionali,
e poi a quella del Comitato di Vigilanza francese.
Può darci che col mercato sia
stato cancellato l’obbligo della riservatezza. La crisi del debito italiano nel
2011 fu fomentata da dichiarazioni allarmistiche quasi quotidiane del
presidente della Bundesbank e del ministro tedesco del Tesoro o dele Finaze
tedesco. Ma allora il trattamento sia uguale: pesci in faccia per tutti. E
attacchi all’rama bianca ai mestatori. Soprattutto se incapaci. Si pensi a cosa
sarebbe successo se Basilea 2 e Basilea 3 fossero stati redatti col metodo
Nouy: un disastro, saremmo all’età della pietra.
Ma Nouy non è lì per caso. E
non per caso la sua direzione ha avuto uno statuto privilegiato e quasi indipendente
dalla Bce. Che in mano a Draghi evidentemente non è affidabile. Non per la Bundesbank, che vuole decidere per
tutti. È alla Bundesbank che Nouy risponde sollecita, la sua è la proposta
della Bundesbank. Ed è mirata a: 1) mettere nel mirino le banche italiane, 2)
distogliere l’attenzione dal fallimento sostanziale di Deutsche Bank, esposta a
cause miliardarie e per migliaia di miliardi sui derivati. Dopo un bilancio
2015 con 6,5 miliardi di perdita.
Nouy si è distinta in passato
con gli stress test, di cui ha divulgato e ampliato i problemi quando
riguardavano le banche italiane, per quanto minori e minime, mentre passava a
pieni voti la più rischiosa, Deutsche Bank.
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