domenica 21 febbraio 2016

Renzi si dia un obiettivo, Nouy

C’è una cosa che Renzi dovrebbe fare invece che parlare a vuoto contro non si sa chi: chiedere le dimissioni del capo della Vigilanza bancaria europea, Danièle Nouy, e di tutto il suo staff. E mandarli a processo, se possibile a una corte marziale: siamo in un’economia di guerra, che questa signora ha dichiarato all’Italia.
Danièle Nouy vuole imporre alle banche la liquidazione dei titoli del debito pubblico nazionali che hanno sottoscritto. Non limitarne la sottoscrizione, ma liquidare il patrimonio già accumulato. A perdita, e a un costo per il debito pubblico nazionale. Un’insensatezza. Per di più sbandierata. In modo che l’effetto negativo si è già prodotto anche in assenza della misura.
Una mossa avventurosa, è dire il meno: dalla riservatezza alla speculazione, la Banca centrale europea ha ribaltato i canoni della politica monetaria. Non tanto la Banca quanto la Direzione Vigilanza di Danièle Nouy, una direzione molto selettiva nei suoi interventi, mirata, senza regole prestabilite. Che le decisioni e i proponimenti comunica a canali riservati, per un uso speculativo: roba da corte marziale, non c’è dubbio, è un tradimento, sono atti di guerra.
Può darsi che sia una direzione poco capace. Può essere: Nouy non ha alcuna esperienza, se non quella di funzionaria non di primo rango della Banque de France, distaccata alla segreteria del Comitato di vigilanza Basilea, alla Banca dei Regolamenti internazionali, e poi a quella del Comitato di Vigilanza francese.
Può darci che col mercato sia stato cancellato l’obbligo della riservatezza. La crisi del debito italiano nel 2011 fu fomentata da dichiarazioni allarmistiche quasi quotidiane del presidente della Bundesbank e del ministro tedesco del Tesoro o dele Finaze tedesco. Ma allora il trattamento sia uguale: pesci in faccia per tutti. E attacchi all’rama bianca ai mestatori. Soprattutto se incapaci. Si pensi a cosa sarebbe successo se Basilea 2 e Basilea 3 fossero stati redatti col metodo Nouy: un disastro, saremmo all’età della pietra.
Ma Nouy non è lì per caso. E non per caso la sua direzione ha avuto uno statuto privilegiato e quasi indipendente dalla Bce. Che in mano a Draghi evidentemente non è affidabile.  Non per la Bundesbank, che vuole decidere per tutti. È alla Bundesbank che Nouy risponde sollecita, la sua è la proposta della Bundesbank. Ed è mirata a: 1) mettere nel mirino le banche italiane, 2) distogliere l’attenzione dal fallimento sostanziale di Deutsche Bank, esposta a cause miliardarie e per migliaia di miliardi sui derivati. Dopo un bilancio 2015 con 6,5 miliardi di perdita.
Nouy si è distinta in passato con gli stress test, di cui ha divulgato e ampliato i problemi quando riguardavano le banche italiane, per quanto minori e minime, mentre passava a pieni voti la più rischiosa, Deutsche Bank. 

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