Non
perdere perdendo, è la linea Salvini. Evitare
un voto sulla sua Lega, annegandone le sorti in quelle di tutta la destra, alla
cui sconfitta lavora. Sembra una strategia balorda, ma ha un senso: la sconfitta
sarà di tutta la destra e non della Lega. In pratica: non sottoporre a giudizio
la sua gestione del partito.
È
la tattica di Renzi, e dunque non peregrina: allungare il giudizio sulle rispettive
gestioni di partito. Per la crescita esponenziale del “terzo incomodo” nello
schieramento elettorale di cui è ora rischioso sottovalutare l’incidenza: i
Cinque Stelle, le candidature autonome nelle amministrative, l’astensionismo.
La
tattica di Salvini è stata esplicita a Roma nella due giorni di primarie da
piccola fiera di paese. A Roma la destra ha una base elettorale ampia, ma non
della Lega. Ma i leghisti di Roma sono convinti che anche a Milano, seppure non
in modo plateale come a Roma, Salvini farà mancare l’appoggio del partito al
candidato della destra. Con più efficacia, potendo contare su un elettorato
stabilmente ampio.
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