Tutta roba stagionata, sull’“Espresso”
(sono le “Bustine di Minerva”, la rubrica periodica di Eco - per tre quarti, 35
pezzi su 45, ripresa peraltro da una raccolta del1992, il “Secondo Diario Minimo”).
Ma si gusta come nuova.
La rivalutazione del raffreddore,
esiziale nei viaggi aerei. Lo spam che moltiplica l’effetto serra – leggere per
credere. Ironico, satirico, curioso. Chiaroveggente: la notorietà come bisogno
primario, una dozzina d’anni fa. Con l’identikit dei nostri maggiori politici
allora a venire, Salvini, Renzi, Grillo, esibizionisti dall’adolescenza. O
internet, della solitudine per “eccesso di contatto umano”. E la messa in guardia
contro le vedove degli Autori – “il postero, si sa, è di bocca buona”. Autorionico?
C’è anche un baedeker per “evitare di cadere nel complotto” – scritto l’anno
dopo “Il cimitero di Praga”, il cimitero dei complotti.
Scritti parodistici, un genere che Eco
ha abbozzato dagli inizi da pubblicista, per la rivista iperletteraria “Il
Verri”, nel 1959-1961, curatore della rubrica “Diario minimo”. A libertà non
vigilata, come diceva presentando il “Secondo diario minimo”: “Tale è la
ventura della parodia: che non deve mai temere di esagerare”, ci sarà qualcuno
che farà, “senza arrossire”, ciò che voi avete ridicolizzato. Il primo e il secondo
“Diario minimo” erano anche pieni di “divertissements
allo stato puro, privi di intento critico e moralistico”. Ma della critica, seppure
col sorriso, non sapeva fare a meno, e aveva ragione: qualcuno viaggia col
salmone “senza arrossire”.
Umberto Eco, Come viaggiare con un salmone, La nave di Teseo, pp. 206 € 10
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