lunedì 21 marzo 2016

Il narratore disappetente

Il racconto controvoglia. C’è lo scrittore disappetente, che non ama i suoi personaggi – non ama scrivere (creare, si diceva). Li circonda magari di un po’ d’ironia e li lascia lì. Dopo averli sbozzati con nome, età, domicilio e ogni altra occorrenza anagrafica, e averli messi  in una vicenda in qualche modo curiosa, lì li molla.
Succede agli scrittori che si immedesimarono nelle avanguardie anni 1960, Celati tra questi, che si muovevano tra la morte del romanzo (narrazione) e non sapevano che altro – fare l’opera aperta, mettere tutto en abîme, fare il romano della morte del romanzo… Come se la morte del romanzo fosse effettiva: chiuso, kaputt.
Succede in questi racconti al povero Piero – anche il nome è stanco, mediato da Campanile? La fresca scrittura di Celati viene quindi dispersa sul proposito innovativo, della scrittura per modo di dire. Del racconto di un non racconto. In chiave per di più crepuscolare, che si direbbe cifra padana – il piemontese Dionisotti, o altro leghista letterario, sarebbe felice di questo lombardo Celati. .
Gianni Celati, Costumi degli italiani, Il Sole 24 Ore, pp. 79 € 0,50

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