“Bisogna che l’uomo si diverta a
immagine del suo Creatore. Dio si diverte ferocemente dacché è Dio”. Il poeta
liberando come esploratore. Non necessariamente della verità – a furia, certo,
di ossimori: “Con una vera menzogna – mi se ne dia una ! – solleverò il mondo”.
E lo solleva. Non senza certezza: “Sempre qualche buon Dio detronizza un altro
Dio”. Ma l’opera del primo patafisica Jarry è di distruzione, prima che di
esplorazione dell’ignoto. Difficile da recepire – e da tradurre, anche se qui con
ottimi risultati da Angelo Mainardi, l’ex direttore dei programmi culturali di
radio Rai.
Alcune visite si fanno: alla serva, alla
grande horizontale, alla cuginetta,
alla Grande Signora. Altre sono temute, alla fidanzata borghese – “non
toccatemi,!” – e alla “Vecchia Signora” Berthe de Courrière, che tutti i
giovani poeti vorrebbe. Altre sono fisiche e metafisiche, col Medico, con la
Musa (con la Musa si parla in rima), con la Paura. Anche machiste, al limite della misoginia – non se ne salva una. In un
modo già femminilizzato a fine Ottocento, di fidanzate, prostitute, mantenute,
lolite, egerie. Una è immaginaria-immaginaria: di deflorazione della vergine in
grande contesto storico, tra Marco Polo, Gengis Khan e il Vecchio della
Montagna – cioè della storia. Una non poteva mancare da Madame Ubu, l’equivoca maîtresse, dove fa capolino Barbapulce, il
primo della famiglia.
Ma più che altro la raccolta è un
“racconto della letteratura”. Per questo Jarry ci teneva, benché la
compilazione non sia delle più brillanti, al punto che, sconsigliato e
rifiutato da Rachilde, l’egeria della sua casa editrice, il Mercure de France,
la fece stampare e promuovere da un editore porno, nel 1998, in contemporanea
col “Dr Faustroll”. Jarry letteralmente si bruciava i ponti, occupando a ritmo
frenetico la sua breve vita creativa, i tredici anni di scrittura a partire dei
venti. Ma niente licenza nelle visite, e purtroppo poco da ridere. Un libro di
citazioni, reminiscenze, parodie, che va letto con molte note.
La fantasia eccedente è peraltro di grande
fertilità. Nel tratto e nei soggetti. Specie la Vecchia Signora, la compagna di
Rémy de Gourmont, variamente riproposta, che già Gourmont aveva caricaturato:
la donna che vive degli artisti. Fino al dubbio se un terremoto non sia
benefico. Anche a costo di scuotere il firmamento - già “il silenzio è un
fracasso orribile. Sono le stelle che cadono”.
Presente
in sordina nella produzione ubuesca, la raccolta è anche un modello. Uno dei
diletti del lettore sarà di riconoscervi, fra i tanti altri, le tracce dei futuri
fratelli De Chirico – il propriamente detto e il fratello Savinio. E di Marinetti
il futuro futurista, col quale Jarry corrisponderà nel 1905.
Alfred Jarry, L’amore in visita, Kami,
remainders, pp. 109 € 6
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