Perde Roma, perde il Sud,
perde la bussola? Renzi, osannato oggi da Scalfari come il novello Altiero
Spinelli, rifondatore dell’Europa, potrebbe averne ricevuto il bacio fatale –
la statistica dei precedenti endorsement
di Scalfari è ferale. Ma più potrebbe averne per la sua politica della ricerca
scientifica, sbrodolata sempre oggi sempre su “Repubblica”: è chiaro che non ne
capisce niente e non si informa nemmeno, ma qui si parla di qualche milione di
voti, consapevoli.
La ricerca scientifica è per
il capo del governo italiano quella dei ricercatori italiani all’estero. Qualche
centinaio di privilegiati, che prendono il doppio di un ricercatore italiano in
Italia, per vivere a Parigi o Cambridge, non a Timbuctù. E ora ambiscono a
tornare in Italia col posto di professore assicurato. Con una leggina,
proponente “la Repubblica”. Mentre vige in Italia il blocco del turn-over da
quasi vent’anni. Il blocco del turn-over nella ricerca è insensato, ed è come
tagliarseli, ma questo è.
Renzi è un superficiale? Sì,
ma qui è anche offensivo – nonché distruttivo come i rottamati suoi predecessori.
Per una platea non più piccola: fra ricercatori stabilizzati e precari con
minimi assegni, non sempre rinnovabili, la platea degli agnelli sacrificali
della non politica dell’università e della ricerca sono ormai sui 150 mila.
Renzi non sa che ci sono? Non
è possibile: un appello circola in rete di oltre settantamila firme, e Renzi
non può non sapere cosa succede in rete, se non nelle università italiane. Ma
qui non c’è populismo che lo salvi.
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