sabato 26 marzo 2016

Il ricercatore Renzi si è smarrito

Perde Roma, perde il Sud, perde la bussola? Renzi, osannato oggi da Scalfari come il novello Altiero Spinelli, rifondatore dell’Europa, potrebbe averne ricevuto il bacio fatale – la statistica dei precedenti endorsement di Scalfari è ferale. Ma più potrebbe averne per la sua politica della ricerca scientifica, sbrodolata sempre oggi sempre su “Repubblica”: è chiaro che non ne capisce niente e non si informa nemmeno, ma qui si parla di qualche milione di voti, consapevoli.
La ricerca scientifica è per il capo del governo italiano quella dei ricercatori italiani all’estero. Qualche centinaio di privilegiati, che prendono il doppio di un ricercatore italiano in Italia, per vivere a Parigi o Cambridge, non a Timbuctù. E ora ambiscono a tornare in Italia col posto di professore assicurato. Con una leggina, proponente “la Repubblica”. Mentre vige in Italia il blocco del turn-over da quasi vent’anni. Il blocco del turn-over nella ricerca è insensato, ed è come tagliarseli, ma questo è.
Renzi è un superficiale? Sì, ma qui è anche offensivo – nonché distruttivo come i rottamati suoi predecessori. Per una platea non più piccola: fra ricercatori stabilizzati e precari con minimi assegni, non sempre rinnovabili, la platea degli agnelli sacrificali della non politica dell’università e della ricerca sono ormai sui 150 mila.
Renzi non sa che ci sono? Non è possibile: un appello circola in rete di oltre settantamila firme, e Renzi non può non sapere cosa succede in rete, se non nelle università italiane. Ma qui non c’è populismo che lo salvi.


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