Il libro di una
vita – 38 anni per scriverlo – che è involontariamente una celebrazione del
potere, inattaccabile, immutabile. Per di più in seicento lunghe pagine –
Canetti è prolisso, ma qui va oltre. Partendo da tutte le nozioni di massa: i
cristalli di massa, i simboli di massa, la massa aperta, la massa chiusa, le
masse doppie, la massa aizzata, la massa in fuga, la massa festiva, la massa
invisibile (i morti)… Ma non per ridere, è un trattato.
E i simboli? Fuoco,
mare, fiume, pioggia, vento, sabbia, foresta, grano, mucchi, tesori. Una piccola massa è la muta – di uomini, non
dei lupi. E le mute che fanno? Si organizzano in religione. All’inizio,
insomma, è la massa – Canetti ha fiducia nella massa.
Finché non vengono
le masse nazioni, e allora la storia si complica. Ma Canetti la risolve con la famosa inflazione
in Germania, che non poté per questo non diventare nazista. Di analogo spessore
i simboli nazionali: mare per Inghilterra e Olanda, montagna per la Svizzera, torero
per la Spagna, la rivoluzione per la Francia, l’esodo per gli ebrei,
foresta-esercito per la Germania – per l’Italia nisba, niente simboli, ci ha
provato con Roma ma non ci riesce.
I secondi sei
capitoli, sulle articolazioni del potere, sono meno capricciosi. Ma sono una
celebrazione e non una critica. Una grossa fatica, per tradurlo e imporlo, e un
errore, di Furio Jesi.
Elias Canetti, Massa e potere, Adelphi, pp. 615 € 15
Nessun commento:
Posta un commento