All’epoca della tecnica ritornano i fantasmi? La
ragione e la luce artificiale li avevano scacciati, la scienza senza frontiere
li ripropone. E c’è ancora di più bizzarro: il filosofo marxista li vede riproposti
della coscienza del ricercatore, da
un abito mentale.
Tre brevi testi d’epoca, in cui la produzione era
“borghese”, la scienza era borghese – e le SA venivano di notte, per “il delirio
antiebraico e antisovietico”. Col gusto narrativo che ancora tiene in vita l’utopista
materialista. E in questa vena l’angoscia del ricercatore prende corpo, di fronte
alla novità che egli stesso ha realizzato: il vecchio fantasma del golem che sfugge
di mano, dell’apprendista stregone, etc. Antiche paure, di quando ancora c’era
l’oscurità, al più rischiarata da una candela. E il mondo scacciava i diavoli di
casa – il mondo transalpino, andrebbe aggiunto, che è quello che Bloch descrive:
“Un contadino su tre aveva il suo coboldo in casa”. Epoca non remota, se era materia
del “Visionario” di Schiller, del “Titano” di Jean Paul. Che ora – 1920-1930 –
la tecnologia liberata risuscita: “Un Edison è da avvicinare più a un dottor
Faust che a un Herbert Spencer”. La magia, allontanata dalla ragione, ritorna
con la scienza?
Ernst Bloch, L’angoisse
de l’ingénieur, Allia, pp. 71 € 6,50
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