Un milione e mezzo di
elettori, poco meno, 1.348.956, su una platea di 8.713.586 votanti, è il vero senso
dell’esito delle elezioni regionali in Germania ieri. Alternative für Deutschland è il secondo e il terzo partito
in tre Stati. È una novità assoluta per la Germania, e disegna un riassetto della
politica nella Repubblica Federale. Nel complesso, AfD ha già il 15,5 per cento
del voto, in un bracket dal 12 al 25
per cento, venendo dal nulla. E tutto porta
a credere in crescita: un’onda lunga oltre che già robusta.
Gli elettori dei due grandi
partiti, la Cdu-Csu e la Spd, hanno sempre esercitato la libera uscita. A sinistra
per i Verdi, a destra per i Liberali. Ma questa volta la scelta è radicale, non
per un partito equivalente. Inoltre, non risponde alla cautela dell’elettore
moderato, che vuole solo evitare che un partito, sia pure il suo, diventi
strapotente. È un voto di scelta. Per una destra-destra. I voti di AfD sono ex
cristiano-democratici, ma di elettori di destra vera, che finora non avevano un
partito di riferimento: AfD, evitando i richiami, di linguaggio e simbolici, al
neo nazismo, proibito per legge e dallo stesso orizzonte della destra moderna, si
propone come un ancoraggio - nato come partito liberale euroscettico, AfD sfonda come formazione al limite della xenofobia..
Si è creata in Germania l’asimmetria
ormai stabile in Francia col Front National. Di cui la Lega è il prototipo, che però Berlusconi ha ammansito, mentre questo non si vuole, e forse non è possibile, in Francia e ora prevedibilmente in Germania. E senza il provincialismo che limita la Leg, il fronte del rifiuto in Germania e in Francia è nazionale. Un’opposizione radicale e
radicata, oggi anti-euro e anti-immigrati. Una sorta di asse franco-tedesco
della destra, non formalizzato e forse non formalizzabile, ma ora questa destra
sarà in grado di condizionare le politiche europee.
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