Balena – È di “Moby Dick”
come di Giona: biblica. E di Pinocchio. Anche di Astolfo nell’Ariosto, e del barone di Münchhausen. Figura anche in
“Una storia vera” di Luciano. Lo stesso Gesù Cristo di san Matteo vi si
richiama: “Come Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre della balena, così
il Figlio dell’Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra”.
Colori-Sapori – È sempre in uso
alle grandi mostre il linguaggio didascalico fiorito, mallarmeano. Che per dare
sostanza al “capolavoro” impresta riferimenti alla zoologia, alla botanica,
alla natura in genere – a maggior ragione oggi, certo, nell’era dell’ecologia.
Ma lo stesso si fa nella ristorazione, dei masterchef e delle golosità in
genere, che dominano le cronache. E negli assaggi o degustazioni, di vini, oli,
cioccolate, prodotti e preparazioni varie. Il noto caffè che si promuove vantando
“una tostatura leggermente più scura per mantenere il classico aroma di frutta
secca e le note delicate di caramello e cioccolato più tipiche del blend” resta
in tema: tostatura, aroma. Ma già con “note” delicate. Dei vini basta leggere
le etichette.
Contrappasso – Da Dante a
Burgess? “L’arancia meccanica” di Anthony Burgess – ma di più è evidente nel
film di Kubrik - si basa sull’applicazione della pena del contrappasso, o del
non fare agli altri quello che vorresti non fosse fatto a te: la punizione per
Alex è sorbirsi le immagini e i suoni di vittime come le sue.
Don Matteo – Il film tv
più seguito d’Italia da dieci anni ha una costante: colpevoli sono i più
deboli, abbandonati, problematici, bisognosi. Delinquono incidentalmente, non
volendo, ma questo non dirime, se non di poco – manca la premeditazione: sono
stati violenti e devono scontare una pena.
Ne
ha anzi due, di costanti negative: un capitano dei Carabinieri che si fa fare
da chiunque incontra, donne, sottoposti, bambini, giudici, superiori, ed è un
po’ tardo. Piace dare la colpa ai deboli, naturalmente per scusarli e
compiangerli. E pensare a carabinieri sempre nell’ottica delle barzellette.
Evola – Per difendersene, siamo negli anni
1960-1970, avendone subito il fascino e la cultura, Marguerite Yourcenar lo fa,
in “Incontri col Tantrismo”, la lettera-saggio ora in “Il Tempo, grande
scultore”, un “italiano germanizzato”: “Come Malaparte, sembra essere
appartenuto a quel tipo di italiani germanizzati in cui sopravvivono ancora non
so quali ossessioni ghibelline”. Sperduto
in”paraggi pericolosi”. E gli
attribuisce “sogni di derivazione aristocratica e sacerdotale”. Dopo avere
detto di non conoscerlo.
Gli imputa anche una serie
di colpe: “Un concetto di razza eletta che, in pratica, porta al razzismo, un’avidità
quasi malsana nei riguardi dei poteri sopranormali, che gli fa accettare senza
controllo gli aspetti più materiali dell’avventura mana”. Cioè il contrario di
Evola. A partire dal razzismo. Di uno che era antirazzista quando era
pericoloso esserlo, nel 1936-38 e dopo, e ne scrisse anche. Yourcenar si
riqualificava a sinistra per allontanare i trascorsi di destra.
Più sensata la seconda
riserva: “Ciò che manca nelle componenti di Evola sono i principi d’umiltà e
d’amore cristiano, di simpatia e di compassione buddica, che impediscono
autenticamente, essi sì, ogni indurimento, e servono anche, forse più
efficacemente ancora che l’esercizio ascetico, a sormontare il personale”. In effetti, Evola non era
melenso – almeno a sentire chi lo frequentava, Massimo Scaligero, Pippo…..
Morte – Ai più rivela la
vita, spiega Angelo Beolco “Ruzante” a un suo attore, in una lettera che Dario
Fo riprende in “Dario e Dio”. Specie ai “campa a lungo”, i quali “quasi sempre
si sono accori di essere stati al mondo solamente quando sono morti”. Succede
anche in vita, che si gustano i momenti quando sono trascorsi – “morti”. La più
“spensierata” è la giovinezza.
Münchhausen – Un Ariosto
germanizzato – del tempo in cui i tedeschi dovevano copiare. Lo stile è delle
imprese del “Furioso”, e anzi molte sue imprese già Astolfo aveva realizzate:
dentro la balena, sulla luna, in groppo all’ippogrifo, dentro la sfera di fuoco
sul carro di Elia.
Pinocchio – Fo lo vede
modellato su Gesù, secondo
un’ermeneutica, dice, “cristologico-esoterica”: Le similarità in effetti sono
tante – solo orecchiate da Collodi, roba che gli frusciava per la testa? Questo
l’elenco di Fo: “Entrambi sono nati in modo a dir poco strano. Gesù per
intervento dello Spirito Santo, Pinocchio da un pezzo di legno… E come Adamo,
anche Pinocchio disubbidisce e mal gliene incoglie. Si rivolta contro il padre
e si ricongiunge con lui solo dentro il ventre della balena”. Lucignolo “è il
serpente tentatore”. La Fatina turchina la Maddalena. E il Gatto e la Volpe
“due vescovi dello Ior”. Pinocchio non finisce in croce, “però impiccato sì.
Tradito dagli amici per denaro”, anche lui. E “risorgono tutt’e due, Gesù ascende
in cielo, Pinocchio si trasforma in un bambino in carne e ossa”.
Quaderni – La riflessione
ordinaria, sistematica,personale,ma poi destinata alla pubblicazione, induce,
si vede, alla tentazione antisemita, in Heidegger come già in Simone Weil. Nei “Quaderni”
di lei con più asprezza – da odio-di-sé?
Sangue – “Il sangue non è
necessariamente rosso”, direbbe Jarry. “L’amore in visita”: “E se, da secoli, i
mestrui delle donne non accecassero gli uomini, si vedrebbe che ogni liquido è
sangue”. Rigenera. ”Una sola cosa non è sangue”, direbbe ancora Jarry: “È il
vino, perché è rosso… E ancora, lo falsificano, credo”.
Sciopero – Più proprio
sarebbe degli intellettuali, secondo Simone Weil, “Quaderno X”: “Lo sciopero
dovrebbe essere l’arma per eccellenza di coloro la cui professione implica il
pensiero”. Per un motivo semplice: “Il grosso animale”, kil mondo, “ha bisogno
per vivere dellpintelligenza, inseparabile dall’0individuo”.
Stupro – È d moda all’opera a Londra,
al Covent Garden. Anche se non c’entra con le opere rappresentate, il
“Guglielmo Tell” e “Lucia di lamermoor”: e non è una trovata di marketing: il
pubblico in genere lo rifiuta, e molti hanno chiesto il rimborso del biglietto.
È un piacere dei registi. Non gratuito, poiché non è senza effetto – e non vuole
esserlo. È un forma di esibizionismo.
letterautore@antiit.eu
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