sabato 5 marzo 2016

Secondi pensieri - 253

zeulig

Armi libere negli Usa – L’uso libero delle armi negli Usa è barbarico di fatto ma radicato in un concetto dello Stato che si confronta all’individuo. Un concetto non più in uso altrove, neppure in teoria, ma negli Usa radicato nel modus vivendi, e nel principio che informa la Costituzione: tutto è ammesso ciò che non è proibito. La difesa personale è una di queste aree ammesse, e in larga misura esclusa dal panorama giudiziario: il diritto si ferma alla porta di casa.

Carattere – Cera una volta, rara, l’opera di mezzo carattere. Ecco, checché fosse, la sensazione è d’esserci in mezzo, in un’opera di mezzo carattere. Il carattere si vuole presuntivamente definito (caratteristico), e la vera carta d’identità dell’individuo, ma più spesso e “mezzo mezzo”, si direbbe in neo greco.
Più definito è il carattere di un marchio, Di una macchina per esempio, la Fiat di Sklovskij: “Il fascino principale di una buona macchina”, Sklovskij scrisse a Elsa Kagan-Triolet a Parigi, in una lettera non spedita di “Zoo”, “è il carattere della sua trazione, il carattere del crescere della sua forza. Una sensazione simile al crescere della voce. Molto piacevolmente cresce la voce-trazione della Fiat: premi il pedale del gas, e la macchina ti porta con entusiasmo” - le auto italiane erano reputate a Parigi dopo la Grande Guerra, scriveva il corrispondente Alvaro, “le migliori del mon-do”.
Lo stesso Sklovskij, che ha vissuto a Mosca a lungo riverito, non sapeva se era bianco o rosso. Passando dal Caucaso all’Ucraina indifferente, in una guerra che vide Kiev liberata e occupata quindici volte, di cui tre in un giorno.

Dio - Ritorna con l’incredulità all’Io di Fichte: ha la stessa conformazione se non la stessa natura. (o la natura astratta è forma), nella fede e nell’incredulità. In una fede un po’ pagana quale è quella protestante, dell’“io e il mio Dio”, ma pur sempre devota – non irridente cioè, e in qualche modo distintiva, tra un umano e un divino.
È legato agli eventi. Teilhard de Chardin, da letterato-scienziato non ancora teologo, nella “Nota per l’evangelizzazione dei tempi nuovi”, datata Epifania 1919, ne ha la percezione netta, nel primo paragrafo che intitola “L’ideale divino moderno”: “Il Dio che il nostro secolo attende dev’essere: 1) vasto e misterioso come il Cosmo, 2) immediato e avviluppante coma la Vita, 3) legato, in qualche modo, al nostro sforzo come l’Umanità”. Sul presupposto che “la figura di questo Dio è ancora confusa”. I tempi essendo cambiati: “Il movimento religioso profondo della nostra epoca mi sembra caratterizzato dall’apparizione (nella coscienza umana) dell’Universo – visto come un Tutto naturale più nobile dell’Uomo – e dunque, per l’Uomo, equivalente a un Dio (finito o non)”.
Di più, più preciso, l’ammonimento ai confessori: “Un Dio che rendesse il mondo più chiaro, o più piccolo, o meno interessante di quello che il nostro cuore e la nostra regione scoprono, quel Dio – meno bello di quello che ci aspettiamo – non sarà mai più quello davanti al quale la Terra s’inginocchia”.

Governabilità – Non è assicurata-abile dalla democrazia diretta. Non nel senso del buon governo. Con le parziali eccezione della democrazia diretta svizzera, e del controllo comunitario nei paesi e quartieri Usa, entrambe esperienze radicate storicamente – il diritto codificato dall’uso radica e indirizza la politica. Il massimo dell’arbitrio, nella Rivoluzione Francese, andò col massimo delle consultazioni popolari. Di cui il paladino era Robespierre, nel nome della “volontà generale”, o opinione pubblica. L’Italia, che nell’ultimo quarto di secolo ha provato a rafforzare la governabilità  con l’elezione plebiscitaria a capo dei comuni, le province e le regioni, ha provocato l’effetto opposto: amministrazioni locali ingovernabili, anzi perfino capricciose, dispendiose, e più corrotte.
La governabilità è effetto della mediazione: la maturazione delle decisioni garantisce un minimo di eseguibilità. E dei controlli: il controllo e la chiave del governo - la responsabilizzazione.

Rovesciamento –  È procedimento caratteristico (cronico) della filosofia e l’estetica tedesca, da Marx a Heidegger, Schönberg. Un procedimento analogo al vetturino napoletano della barzelletta, che avvia il cavallo molando le redini, lo ferma allentandole, lo fa voltare sinistra tirando la redine destra, e a destra tirando la sinistra, e alla meraviglia risponde: “Era vecchio e l’abbiamo rivoltato”.
Selezione naturale – Presuppone un fondamento. Un criterio valutativo. È finalistica, ancorata a valori, non è casuale come si supporrebbe – la “sopravvivenza del più adatto” è un criterio di valore. O altrimenti non è progressiva (razionale). Non c’è uno sviluppo privo di qualità, non ha senso.
Il problema per la verità sarebbe doppio: della selezione in sé, della modalità tecnico-scientifica della selezione, oltre che del suo presupposto, lo sviluppo privo di fini.

Testamento – È la prosecuzione all’infinito della personalità o comunque della volontà del testatore. È espressione e strumento di procreazione-filiazione non naturale, non fisica. Derivato probabilmente dall’adozione. Dal momento in cui cioè la  famiglia naturale, e di conseguenza  l’eredità come possesso fisico dei beni di famiglia del defunto da parte dei congiunti conviventi, viene allargata strumentalmente, per decisione del capo famiglia, poi testatore. L’adozione è così legittimata alla successione, uno dei pilastri della continuità familiare, seppure non consanguinea.

 

Invalso come strumento ordinario e quasi obbligato, connesso con un desiderio di immortalità, è un istituto storicizzato, di applicazione relativamente ristretta. Il Dizionario storico Treccani lo dice sconosciuto nell’Antico Oriente, e “forse noto” in Magna Grecia e in Attica al tempo di Solone (settimo-sesto sec. A.C.), poiché la tradizione gli attribuisce la paternità di alcune limitazioni. Nel diritto romano è la codifica della potestas familiare – che poi confluirà nel maggiorascato “Il pater familias, nominando erede il più degno tra i suoi filii, a lui trasmette la potestà sulla famiglia”. Solo tardi, “in epoca storica”, diventa lo strumento di uso corrente: “un negozio unilaterale e revocabile, con cui taluno designa a succedergli mortis causa nel patrimonio una o più persone”.
Carl Schmitt, “Il valore dello Stato e il significato dell’individuo”, 1914, ne fa un caso esemplare dell’antinaturalismo del diritto “cattolico” come ius divinum - una concezione “giuridica in senso eminente”: “Il caso più evidente è il tipo di immortalità che il diritto ha creato tramite l’istituto giuridico della trasmissione ereditaria”. Un “fenomeno assai elementare del diritto empirico” che “fa emergere in modo quasi dimostrativo la superiorità sulle teorie storico-naturali o biologiche”. La superiorità non tanto dello us divinum in sé quanto dell’assetto del codice giuridico: la perpetuazione della personalità giuridica del testatore “ha il significato della massima astrazione dalla corporeità empirica” - entrambi collocando, testatore e beneficiari, in una costruzione giuridica.

Leibniz ne deriva, nella “Nova Methodus”, l’immortalità dell’anima: “Testamenta vero mero jure nullius essent momenti, nisi anima esset immortalis”. Accanto alla “Nova methodus de maximis et de minimis”, sulle tangenti e la geometria cartesiana, Leibniz ne redasse una anche sui problemi di diritto, “Nova methodus discendae docendaeque Iurisprudentiae”, nella quale l’assioma ricorre alla parte II § 20.
zeulig@antiit.eu

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