martedì 26 aprile 2016

Che brutte facce a Hannover

Quattro litiganti e un federatore, esterno. Non si sa se più squallida o più deplorevole la scena europea dei quattro convenuti ieri ad Hannover da Obama. Per prendere lezioni di statemanship, ma da scolari negligenti.
Che brutte immagini. Sul fondo un francese che, benché socialista, non differisce in niente dal rivale gollista, lo squalificato Sarkozy, e solo ambisce a un po’ di gloria per i suoi generali, possibilmente con un pezzo di Libia. Ora – pensa, gli fanno pensare, anche il venerabile “Le Monde” – la Cirenaica, che ha il petrolio. Con Al Sisi, di cui si fida. Un imbelle se non un imbecille.
In primo piano sghignazza un inglese col conto a Panama, uno di quelli che non sanno dove la Libia è, ma trovandosi in Africa la considerato terreno di caccia libera. Sportivo, come no? Il proposito di Cameron, dicono i suoi indipendentissimi giornali, è di conquistare Mossul in Iraq, Raqqa in Siria, e Sirte in Libia: tutto il petrolio dei tre paesi, così d’un colpo. Non si capisce se sia il solito inglese vantone oppure un altro cretino – sfidato in patria da quelli che vorrebbero mollare giustamente le chiacchiere e pensare sul solido ai fatti loro.
Il giovanottone Renzi ride come al solito, felice di essere ammesso tra i grandi. Sa di non contare niente. E forse è meglio così: passare alla storia con Hollande e Cameron sarà un marchio disonorante perpetuo.
Obama sta triste con gli occhi bassi. Evidentemente non pensava di trovarsi tra i piedi tanta indigenza.
Siedono i quattro congregati a Hannover, dove il tedesco si parla quasi inglese, da una Germania a cui tutti questi arabacci non potrebbero frega’ de meno. Ma gradisce poco l’Italia, e vorrebbe che si tenesse tutti gli africani e gli asiatici che vi sbarcano.
Tutta la manfrina mena a questo. Dice: ma i migranti sono troppi. Da mo’? Bisognava e bisogna fermarli all’origine, dare loro una speranza, sia pure minima, che li radichi a casa loro, non esporli al debito e al rischio della vita. L’Italia lo propone da tempo ma i teutoni non ci sentono - loro al di là degli sbirri, e del surplus commerciale, non sanno guardare.

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