Ci sono ancora storie
appassionanti in cronaca nera. Oggi di una russa che fece svaligiare Villa
Giulia, il grande museo etrusco a Roma. Ma non si possono più delibare. Di
quella di oggi nessuna informazione viene data della ladra, se non che è una
“ricca russa”, età provenienza, origine della ricchezza, amicizie, costumi. Né
dei suoi scherani, russi e italiani, eccetto un “noto antiquario”.. Un nugolo
di arresti e imputazioni è stato predisposto ma tutto anonimo.
Non è un caso isolato: la
nera ora viene con sigle o nomi fasulli, al più l’età. Più spesso senza
provenienza. Niente dei motivi, del contesto, della personalità dei
delinquenti, o anche solo dei precedenti. Niente immagini, malgrado adesso
siano social. Anche dei femminicidi, e dei peggiori, il più delle volte non si
sa nulla, nel senso che nulla viene mostrato.
Si potrebbero pensare queste
mancate personificazioni un omaggio alla privacy. Che anche i delinquenti – o
comunque accusati – abbiano diritto a una privacy. Ma questo non è il caso per
i politici e i mafiosi. Dei politici più che dei mafiosi. Di essi siamo anzi
bombardati, di dati e di foto, dell’arresto, dell’infanzia, del matrimonio,
della fidanzata o amante, e degli amici, politici e non. Dei detti e dei non
detti, allusioni, anacoluti, anadiplosi, tutto il repertorio della stilistica.
Specie al telefono. E dunque l’informazione è politica, anche la cronaca nera.
Solo che questi delinquenti
sono anonimi malgrado l’esibizione: rotondetti e un po’ gonfi. Anche quando hanno
la compagna, anche quella è più da mani in pasta. Non si potrebbe variare?
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