Angela Merkel si è accreditata nei primi anni
2010, i peggiori della crisi dell’Europa, come l’unico argine allo sciovinismo in
Germania, al ritorno del nazionalismo angusto e esterofobo. Specie contro i mediterranei,
i latini, e l’Italia. E contro gli immigrati.
Sugli immigrati può avere ragione. Ma è a favore
dell’accoglienza perché l’industria tedesca ne ha bisogno – ha bisogno di manovalanza
a buon mercato, lasciando quella tedesca, che è indisponibile e comunque
pretenderebbe paghe alte, ai mini-job “pagati” dal governo federale. Ma nell’insieme
la cancelliera venduta dal freddo non è quella della “pace armoniosa”. Non è
più così da un paio d’anni. Non lo è specie con l’Italia, da quando non c’è Napolitano
e c’è invece Renzi. Senza che ci sia, probabilmente, un rapporto di causa ed
effetto tra i diversi interlocutori e il diverso segno politico. Ma un fatto è certo:
la Germania agita l’Europa e minaccia di disintegrarla. La Germania di Merkel.
È senza precedenti, e non si saprebbe dire
quanto aggressivo, l’attacco continuativo e costante della Germania alla Bce, e
alla politica antideflazione della Unione Europea. Senza precedenti perché è
sempre stata regola delle autorità monetarie di evitare la politica degli annunci.
Specie di quelli disgregatori, del sistema monetario e del sistema bancario.
Organismi delicati che esigono la discrezione. Questo è invece quello che fanno
le autorità monetarie tedesche, parlare contro cercando la massima eco: il
ministro del Tesoro (delle Finanze secondo l’ordinamento tedesco) e il presidente
della Bundesbank. A settimane alterne Schaüble e Weidmann seminano il panico
sulle piazze finanziarie. Non ci riescono, non più per fortuna, ma ogni settimana
hanno da denunciare, non casualmente, e da pulpiti scelti per l’eco maggiore, questa
o quella falla nella politica monetaria e bancaria della Bce e della Ue. Ci
tentano, al massimo della loro capacità. Poi dicono che non hanno detto quello
che hanno detto, ma la settimana dopo reiterano.
Ieri il presidente della Bundesbank è venuto a
Roma, nella sede dell’ambasciata, a leggere un rapporto di trenta pagine, in
cui accusa l’Italia di inadempienze verso le regole di stabilità europea, e
auspica un aumento degli spread. Un
avversario dichiarato dell’Italia e dell’euro non avrebbe potuto fare peggio. Se
anche l’Italia fosse stata in passato inadempiente, un presidente di una banca
centrale avrebbe cercato un rimedio senza grandi annunci pubblici, e anzi ufficiali.
Ma non è il caso: l’ Italia non è inadempiente. Lo è stata invece la Germania, allegramente,
tra il 2004 e il 2006, ma Weidmann non è un incauto, è uno che creare scandalo,
non importa come, meglio dicendo bugie.
Questa politica è direttamente riconducibile a
Angela Merkel. Che si può anche dire “andreottiana”, del “fare surrettizio”. Compresa
la politica dei due forni: qui dell’assicurazione e dell’aggressione, invece
che della destra e sinistra intercambiabili. L’egemonia tedesca ha proiettato
nel suo decennio in Europa in modo
asfittico, alimentando un’opinione pubblica aggressiva e pre-nazista, senza alcuna
ragione obiettiva, e nemmeno apparente. L’italiano “mette le mani in tasca al
tedesco”, il “dibbattito” è a questi livelli. Schaüble è a tutti gli effetti un
uomo di Merkel: è l’unico della vecchia guardia cristiano-democratica che la
cancelliera non abbia rottamato, a partire dal suo mentore e patrono Helmut
Kohl. Weidmann è un giovanottone senza pedigree,
e senza altre credenziali che essere stato un diplomato in Economia nella
segreteria di Angela Merkel.
Si deve a Merkel la nuova Germania, completamente
dimentica del suo recente passato, quando fu salvata dall’Europa.
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