È la storia del cane Pallino, cane
di strada, quindi filosofo, che in procinto di morire viene salvato dal
professore Preobraženskij, scienziato del ringiovanimento, col trapianto di ipofisi
e testicoli umani. Eretto su due gambe, senza più coda, pelo, artigli, Pallino diventa
un po’ sboccato, essendo stato il suo donatore un ubriacone accoltellato in una
bettola, e continua a inseguire le gatte in amore e a filosofare, ma con più
giudizio e eloquenza. Sa anche di Marx e Engels, e di tutto l’armamentario teorico
e pratico del materialismo dialettico o scientifico – con meraviglia dello
stesso professore suo creatore, che non sapeva di essere nel sovietismo.
Una vicenda esilarate in sé, per
come viene raccontata. Ma riletta oggi doppiamente tale: in pieno regime sovietico,
a metà tra Lenin e Stalin, seppure nella relativa liberalizzazione della NEP,
la Nuova Politica Economica, 1925, se ne poteva ridere. Del regime che voleva
trasformare l’uomo e dei suoi addentellati: il ringiovanimento era perseguito realmente
dalla scienza sovietica. Nulla di analogo nell’Italia fascista - e nemmeno nell’Italia
repubblicana, non ai piani alti della letteratura, tutta conformemente impegnata,
col Partito.
Michail Bulgakov, Cuore di cane, Il Sole 24 Ore, pp. 97 €
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