domenica 17 aprile 2016

Il comunismo rideva, ma solo a Mosca

È la storia del cane Pallino, cane di strada, quindi filosofo, che in procinto di morire viene salvato dal professore Preobraženskij, scienziato del ringiovanimento, col trapianto di ipofisi e testicoli umani. Eretto su due gambe, senza più coda, pelo, artigli, Pallino diventa un po’ sboccato, essendo stato il suo donatore un ubriacone accoltellato in una bettola, e continua a inseguire le gatte in amore e a filosofare, ma con più giudizio e eloquenza. Sa anche di Marx e Engels, e di tutto l’armamentario teorico e pratico del materialismo dialettico o scientifico – con meraviglia dello stesso professore suo creatore, che non sapeva di essere nel sovietismo.
Una vicenda esilarate in sé, per come viene raccontata. Ma riletta oggi doppiamente tale: in pieno regime sovietico, a metà tra Lenin e Stalin, seppure nella relativa liberalizzazione della NEP, la Nuova Politica Economica, 1925, se ne poteva ridere. Del regime che voleva trasformare l’uomo e dei suoi addentellati: il ringiovanimento era perseguito realmente dalla scienza sovietica. Nulla di analogo nell’Italia fascista - e nemmeno nell’Italia repubblicana, non ai piani alti della letteratura, tutta conformemente impegnata, col Partito.
Michail Bulgakov, Cuore di cane, Il Sole 24 Ore, pp. 97 € 0,50

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