giovedì 21 aprile 2016

Il mondo com'è (258)

astolfo

Caro petrolio – Si continua a leggere che il ribasso del petrolio danneggia l’economia. Anzi, non si legge altro. Mentre è vero il contrario, almeno per le economie europee continentali, forti importatrici di idrocarburi. Del caro petrolio hanno beneficiato, oltre ai paesi Opec, la Russia e gli Stati Uniti – con il Canada. L’industria nordamericana degli scisti bituminosi, dai quali si estrae, ad altissimi costi, anche per l’ambiente, il petrolio greggio. I paesi Opec hanno beneficiato di una rendita gigantesca, moltiplicata all’improvviso per mille. Compresi, curiosamente, gli Stati Canaglia dell’amministrazione americana, l’Iran, la Libia di Gheddafi e ora delle bande tribali, e l’Iraq di Saddam. Ma il greggio a 40 dollari è sempre un prezzo imposto, nulla a che vedere con un mercato. Fortemente iugulatorio per l’Europa.

Guerra civile – È sinonimo di (ha rimpiazzato la) rivoluzione. Non si parla più di rivoluzione, di cui si è parlato quotidianamente per mezzo secolo dopo la guerra – in antitesi a riforma, spregiativamente, oppure in solitario, come esito necessario e non alternativo. La rivoluzione non si fa più, politica, nazionale, tribale, si fa la guerra civile.
Qualunque guerra, sia pure tra forze nucleari, quindi con spregio totale dell’umanità. Anzi, soprattutto questa: la guerra all’ultimo respiro è guerra civile, sacrificio supremo, per un qualche diritto umanitario.

È dizione onnivora, poiché ha fagocitato la stessa guerra coi cannoni, la guerra tradizionale. Ma è parte del rinnovato fervore per la guerra, quasi in senso futurista – “sola igiene del mondo” – dopo un secolo e molte guerre catastrofiche. Non c’è più quel fanatismo – che non era solo di Marinetti, si estendeva ai migliori spiriti, D’Annunzio, Thomas Mann, perfino Kipling, e Bergson. Ma l’impegno sì, dai papi (Giovanni Paolo II) in giù. L’Europa è in “guerra civile” da un quarto di secolo, dacché non ha più avuto paura dell’Urss.

Nazismo –  Non è tanto morto come si dice, a meno del gas, antiecologico - il nazismo si vuole ecocompatibile, e anzi è per i fiori,  per la purezza del giglio. Ha solo perso la guerra, come un incidente di percorso. È sopravvissuto alla sconfitta senza complessi, se non quello della rivincita. Non c’è solo Heidegger che non si dà per vinto. Nei “Quaderni neri” che ha voluto pubblicati oggi, come se li avesse scritti oggi: i suoi motivi sono gli stessi che la Germania rivive oggi, in una pubblicistica estesa e in una rete vasta, anche se l’ufficialità pretende di marginalizzarla. L’insorgenza politica da ultimo in Germania si può anzi dire solo un sintomo: la constituency è larga e radicata, non è una reazione di rabbia, o l’opportunismo politico di chi cavalca l’onda. L’appeal è a un vasto seguito, in Germania e fuori.

Dopo tanta storiografia resta incerto, e anzi non esplorato, nei suoi fondamenti. Solo l’antisemitismo è accertato, indubitabile. Che però è il fattore che più lo ha popolarizzato, avvicinato alla gente (Volk). Anche per i benefici economici, non indifferenti e anzi cospicui e alla portata di molti – molte famiglie (parliamo di milioni) si appropriarono senza costi dei patrimoni degli ebrei.
Il nazionalismo? La forza nel diritto - il destino tedesco? Questo era parte del radicalismo conservatore tedesco, da Jünger a Thomas Mann, e lo è ancora. Sciovinista, come già il nazismo storico, e ora in confronto-combutta col suo nemico, il fronte islamico. I due fronti concorrono in “idem sentire”: entrambi .basati sulla purezza. È la loro ossessione, in mezzo a passioni lutulente, anche senza il gas.

Attrasse intellettualmente, come mito e forza, e sempre facendo astrazione dalla Soluzione Finale, intervenuta a posteriori, soprattutto fuori della Germania. In Germania di nomi eccellenti annovera Heidegger, per di più postumo, e Carl Schmitt, di poco impatto nel nazismo imperante, e poco più. Personalià comunque da specialisti, non popolari.  Mentre fu forte l’impatto del pur meteorico hitlerismo presso Céline e metà degli scrittori francesi, Hamsun, Pound, come è noto, ma anche Evola, i giovani della gioventù fascista Giaime Pintor e Pier Paolo Pasolini. Nonché, sempre a Parigi, i tanti scrittori, commediografi, teatranti che si godettero i primi due anni di occupazione tedesca, quando Hitler aveva vinto la guerra, prima del suicidio in Russia.

Profughi – Sono come una morsa che stringe l’Europa, azionata dagli Stati Uniti e dalle petromonarchie, i potentati della penisola arabica. Il Libano ospita quasi due milioni di profughi siriani, la metà della sua popolazione. La Giordania oltre un milione. I potentati arabi, dal Kuwait in giù, nessuno. Che sono quelli che hanno voluto la guerra civile in Siria, organizzando, finanziando e armando le varie opposizioni, anche le più estremiste. Dopo aver voluto lo stesso esito in Libia – dove la popolazione per fortuna è inferiore, e non urbanizzata. E sono ora in prima linea a sabotare  l’ipotesi di pacificazione che si delinea.
Naturalmente non è così,. Cioè non c’è un piano o programma per invadere l’Europa. Ma è come se. Come se Bush jr. e Obama avessero lavorato per assediare l’Europa, dopo che col caro petrolio, con l’invasione arabo-islamica.

Radio islam - Dopo le continuate proteste della “Nazione-Resto del Carlino”, il quotidiano di Firenze e Bologna, che aveva visto una sua redattrice minacciata sul sito, radio.islam è stata oscurata. Un errore del furbo sito, che si distingue per denunciare “il complotto ebraico”? O una delle tante manovre di servizi segreti? Il giornale fiorentino ha dovuto fare un campagna di molti giorni, prima che la polizia postale si muovesse. E si è dovuto basare su una minaccia non legata all’antisemitismo ma individuale, alla persona.
Era il sito legato ai servizi segreti, per snidare gli islamisti radicali in Italia? Può darsi. È possibile anche che nasconda una confraternita neo nazista al coperto dell’islam radicale, poiché gli adepti continuano a comunicare malgrado l’oscuramento del sito. Quale che sia la sua “verità”, la storia di questo sito, che nacque vent’anni fa da Radio Islam, una radio pubblica svedese, è legata all’antisemitismo. Dichiarato, non coperto alla maniera del neo nazismo, non camuffato. E ai servizi segreti iraniani.
Radio Islam era nata dieci anni prima, nel 1987, come foro per l’inculturazione della comunità islamica di immigrati in Svezia. Gestita da un cittadino marocchino, Ahmed Rami, arrivato a Stoccolma nel 1973 dal Marocco, che si definiva un ufficiale dell’esercito in fuga dopo il fallito attentato al re marocchino Hassan II nel 1972. Sia pure stato un oppositore della monarchia marocchina, Rami era – è – un antisemita. Una deriva che, da sciita, ha irrobustito subito dopo l’avvento di Khomeini in Iran, e ha manifestato subito su Radio Islam. Pochi mesi dopo l’avvio dell’emittente, infatti, è stato condannato in Svezia per odio razziale. E altre condanne per lo stesso motivo ha subito successivamente. Senza però che fosse dichiarato indesiderabile. E nel mentre che allargava la sua attività. Da pubblicista di violenti pamphlet, e con il sito, attivo anche in Italia. Col supporto finanziario, riconosciuto, dell’Iran.
La letteratura antisemita più violenta è all’origine non wahabita-salafita, saudita per intenderci, quella di Al Qaeda e dell’Is, ma hezbollah “libanese”, cioè sciita iraniana. Dell’Iran di Khomeini e poi di Ahmadinejad, responsabile indirettamente di molto terrorismo in Europa in anni non remoti, a Parigi in special modo, nel 1986 e nell’estate del 1995, e anche in Italia con alcuni assassinii. A Roma il 16 marzo 1993 fu ucciso per strada Hossein Naghdi, mite oppositore del barbuto imam.

astolfo@antiit.eu

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