Non c’è dubbio a questo punto
che gli attacchi alla Bce sono in Germania politici, da parte del governo in
carica, ai massimi livelli, e concertati. Il week-end ha visto una tale salve
di critiche alla politica anti-deflazione di Draghi, da Schaüble, l’arcipotente
ministro del Tesoro, e da tanti altri esponenti della Cdu, il partito della
cancelliera, che la cosa non può non essere stata concertata. Apparati di addetti stampa sono
anche stati mobilitati a sollecitare aspri commenti anti-Draghi dai maggiori
giornali, “Der Spiegel” in testa.
L’attacco è pretestuoso. La polemica di Schaüble è ora contro i tassi negativi della Bce. Che
però non li adottati nell’ultima seduta a fine marzo: li aveva adottati a
dicembre, e dopo tre mesi ha corretto l’errore. La critica non è dunque
tecnica, è politica.
L’attacco è un fatto grave.
Non è l’espressione di un malumore ma un’offensiva. Finora le critiche erano provenute dalla Bundesbank, e dal professor Hans-Werner Sinn, presidente
uscente dell’autorevole Istituto per la Congiuntura di Monaco, come delle critiche tecniche. L’intervento a
gamba tesa del governo di Berlino rompe uno dei canoni di base degli statuti
della Banca centrale europea, come di ogni banca centrale: l’autonomia dai
governi. Un fatto di portata incalcolabile.
L’attacco non è uno scandalo
per la Germania, che sempre ha rotto i patti, quando il suo interesse lo
esigeva. Ma accomuna questo governo al peggiore avventurismo della storia
tedesca.
Cade la maschera di Angela
Merkel, che per anni si è costruita
internazionalmente l’immagine della statista, che tiene a bada i rigurgiti
nazionalisti – andava dicendo ai partner: “Sapeste, senza di me.. .” No: è il
suo modo di governare, se non lei stessa con i suoi referenti, il giovane Weidmann presidente
della Bundesbank, e
lo stesso Sinn, ad alimentare il qualunquismo antieuropeista e sciovinista. Della
cittadella tedesca assediata dagli europei infigardi, che tutti mettono le mani in tasca al
tedesco laborioso, specie i nullafacenti latini, e delle altre grossolanità di cui
si compiace il professor Sinn.
L’attacco è tanto più insidioso in quanto si copre con furbizia – chiara ammissione di colpa: il professore
si faceva intervistare, in contemporanea con le abominazioni di Schaüble, da
Danilo Taino sul “Corriere della sera” nelle vesti dell’agnello. Il fondamento palesemente pretestuoso degli attacchi della Cdu a Draghi, che con la sua politica espansiva avrebbe
alimentato i partiti extrasistema in Germania, conferma che l’attacco è a freddo, e organizzato. Contro Draghi e contro l’autonomia della Bce, che per
Berlino deve essere un altro nome della Bundesbank.
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