lunedì 11 aprile 2016

La Germania all’attacco della Bce

Non c’è dubbio a questo punto che gli attacchi alla Bce sono in Germania politici, da parte del governo in carica, ai massimi livelli, e concertati. Il week-end ha visto una tale salve di critiche alla politica anti-deflazione di Draghi, da Schaüble, l’arcipotente ministro del Tesoro, e da tanti altri esponenti della Cdu, il partito della cancelliera, che la cosa non può non essere stata concertata. Apparati di addetti stampa sono anche stati mobilitati a sollecitare aspri commenti anti-Draghi dai maggiori giornali, “Der Spiegel” in testa.

L’attacco è pretestuoso. La polemica di Schaüble è ora contro i tassi negativi della Bce. Che però non li adottati nell’ultima seduta a fine marzo: li aveva adottati a dicembre, e dopo tre mesi ha corretto l’errore. La critica non è dunque tecnica, è politica.
L’attacco è un fatto grave. Non è l’espressione di un malumore ma un’offensiva. Finora le critiche erano provenute dalla Bundesbank, e dal professor Hans-Werner Sinn, presidente uscente dell’autorevole Istituto per la Congiuntura di Monaco, come delle critiche tecniche. L’intervento a gamba tesa del governo di Berlino rompe uno dei canoni di base degli statuti della Banca centrale europea, come di ogni banca centrale: l’autonomia dai governi. Un fatto di portata incalcolabile.
L’attacco non è uno scandalo per la Germania, che sempre ha rotto i patti, quando il suo interesse lo esigeva. Ma accomuna questo governo al peggiore avventurismo della storia tedesca.
Cade la maschera di Angela Merkel, che per anni si  è costruita internazionalmente l’immagine della statista, che tiene a bada i rigurgiti nazionalisti – andava dicendo ai partner: “Sapeste, senza di me.. .” No: è il suo modo di governare, se non lei stessa con i suoi referenti, il giovane Weidmann presidente della Bundesbank,  e lo stesso Sinn, ad alimentare il qualunquismo antieuropeista e sciovinista. Della cittadella tedesca assediata dagli europei infigardi, che tutti mettono le mani in tasca al tedesco laborioso, specie i nullafacenti latini, e delle altre grossolanità di cui si compiace il professor Sinn.
L’attacco è tanto più insidioso in quanto si copre con furbizia – chiara ammissione di colpa: il professore si faceva intervistare, in contemporanea con le abominazioni di Schaüble, da Danilo Taino sul “Corriere della sera” nelle vesti dell’agnello. Il fondamento palesemente pretestuoso degli attacchi della Cdu a Draghi, che con la sua politica espansiva avrebbe alimentato i partiti extrasistema in Germania, conferma che l’attacco è a freddo, e organizzato. Contro Draghi e contro l’autonomia della Bce, che per Berlino deve essere un altro nome della Bundesbank. 

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