C’è un vuoto ormai trentennale nella politica
europea, e comprende tutto il Mediterraneo. Che Angela Merkel potrebbe aver
deciso ora di riempire. Non l’Italia o la Francia, con i tanti altri paesi
mediterranei, ma lo stesso apese che per trent’anni ha dirazzato l’Unione
Europea, facendone un blocco del Nord. Anche astioso verso il Sud, di tipo
leghista.
L’impegno prima per l’integrazione in Germania
di un milione di profughi dalla Siria, e l’aggancio della Turchia subito dopo,
con un robustissimo sostegno finanziario, delineano un disegno mediterraneo
definito. Non bombe, ma sblocchi. Non elemosine, ma impegni su vasta scala,
risolutivi. Ma solo come vuole la
Germania: tre miliardi alla Turchia ma non un eurobond ai paesi africani e
asiatici che alimentano l’esodo, come Renzi propone.
È tuttavia, con questo limite, come se Angela Merkel avesse individuato e
praticasse una diplomazia straordinaria. Molto diversa da quelle perseguite
finora, dall’Europa al carro degli Usa: non bellicosa. Anzi del tutto
innovativa, umanitaria. L’Europa non sa, non vuole, non può fare la guerra, e
allora fa la pace. Con determinazione – e purtroppo con qualche eccesso (v.
sotto).
Può anche darsi che non sia un disegno,
discusso, programmato. Ma a una cosa del genere la diplomazia tedesca da tempo
confluisce, gia dalla (non) guerra alla Libia. Un disegno del genere del resto
si può solo articolarlo ma non annunciarlo: la Germania oggi non lo consente.
La stessa Angela Merkel, benché popolare e politicamente solida, non potrebbe
dirlo: ha un’opinione pubblica incredibilmente leghista, anche tra i media socialisti.
Ma il disegno è ormai consistente.
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