venerdì 1 aprile 2016

La Sicilia si diverte

Praticamente non visto, benché prodotto dalla Rai, se non ora su Rai Movie, è un omaggio a Camilleri e insieme alla Sicilia, all’unità d’Italia, all’Italia umbertina, insieme stolida  e caratterizzante, forse indelebilmente. Nonché un capolavoro di montaggio, e di recitazione, da parte di molti grandi nomi, Frassica, Bucci, Herlitzka etc. e tanti ottimi caratteristi, un mestiere che in Sicilia non si è perduto, nei numerosi cameo che infiorettano la vicenda. Per una volta fuori dal birignao centro-italiano - ora doppiato dalla lagna ambrosiana.
La storia è semplice. Il ragioniere Patò va a rappresentare Giuda al “Mortorio” del Venerdì Santo a Vigata, e quando s’impicca sparisce: precipita nella botola e non si vede più. Il bravo maresciallo  dei Carabinieri e il bravo delegato di Polizia, dapprima in concorrenza poi unendo gli sforzi, sillabandola,  ricostruiscono la verità: il ragioniere si è appropriato di un corposo deposito alla banca di cui è impiegato, ed è scappato con la consorte del direttore della stessa, lasciando una moglie che vive con le bambole. Ma questo non può essere nell’Italia conformista, ne scapitano la banca e le famiglie. Il maresciallo e il delegato sono incaricati di trovare un cadavere mezzo decomposto in un luogo riposto, la moglie abbandonata lo riconosce per suo marito, e il caso si chiude per quello che deve essere: un rapimento a scopo di riscatto, a opera dei soliti banditi mafiosi, andato a male.
Una vicenda da poco: un intreccio grasso, come piacciono a Camilleri, o piuttosto da “romanzo di costumi” tardo ottocentesco, alla Notari, alla Prévost. Trasfigurata nella rappresentazione, figurativa e linguistica. Il film è un omaggio familiare a Camilleri: Mortelliti ne è il genero, e nel ruolo della moglie-bambola-vedova c’è Alessandra Mortelliti, sua figlia, nipote di Camilleri. Ma le immagini sono l’una dietro l’altra di invenzione realistica sorprendente, mai scontate. E le parlate, sia quelle dialettali sia quelle italiane: un capolavoro di linguaggi etnici – la moglie non  guarda nemmeno il cadavere esumato – e verbali. Con pochi precedenti, Olmi, o meglio ancora il Coppola del “Padrino”, con le parlate localizzate per città e luoghi di origine – qui il messinese, il palermitano, il catanese, l’agrigentino. Un divertimento, ma anche un ricca testimonianza.    
Rocco Mortelliti, La scomparsa di Patò

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