Ariosto – Si divertiva,
era ironico? Si direbbe di sì leggendolo. Ma Nicola Gardini, “Domenica” del “Sole
24 Ore” 23 agosto 2015 e Christian Rivoletti hanno dimostrato che l’ironia dell’Ariosto
è un “mito”, che nasce con l’estetica romantica di Schiller, Schlegel e
Schelling. Che può essere vero: Montaigne documenta nel “Viaggio in Italia” la
conoscenza diffusa del “Furioso”, anche nella valli di montagna come di un romanzo
di avventura e passioni, raccontato e anzi declamato per canti interi anche da
analfabeti. Ma è lo stesso Gardini poi a documentare, domenica sempre sul “Sole
24 Ore”, che un suo superaffollato Reading Group a Oxford sull’“Orlando
Furioso”, che ha visto accorrere italianisti, ispanisti, slavisti, anglisti,
francesisti, classicisti, storici, storici dell’arte, e anche gente di altre
università, sta concludendosi su toni da commedia.Ilclassicista e francesista, traduttore di teatro, David Maskell sta adattando
il poema alla scena con “furia creativa” sostanziata di inglese brioso, “abili
rime” e “l’esaltazione di una certa comicità”.
Che spesso è ammirevole: Se ne trova traccia – di Montaigne e dello
spirito comico – nelle volgarizzazioni dei pupari siciliani. Camilleri se ne è
avvalso ancora recentemente, per il racconto lungo “Il sorriso di Angelica”.
Autobio – “La letteratura
di memoria è l’ultimo rifugio delle canaglie”, argomenta un personaggio di Eco,
“Il pendolo di Foucault”.
Best-seller – “ll segreto
del best-seller? Avere poca fantasia”, confida Ken Follett a Stefania Parmeggiani
su “la Repubblica”. Era da sospettarlo: il best-seller deve scorrere veloce.
Italo Calvino –Sono
passati senza lasciare traccia i trent’anni della morte l’anno scorso: niente
studi, riedizioni, scoperte, inediti, rivalutazioni, revisioni. La
disattenzione è però generale – Pasolini si è salvato ma solo per il lato
scandalistico della morte. Mentre l’autore
è fertile: si rilegge con interesse immutato. Non trascinante, ma non voleva
esserlo. E piuttosto sperimentale, allora come oggi. Come se gli anni fossero
trascorsi senza incidere.
Calvino dà un senso di vuoto nella storia italiana recente. In quella
politica anche, probabilmente, di sicuro in quella culturale.
U. Eco - È scrittore di libri - biblioscrittore,
riscrittore. Come materia ha i libri, la biblioteca. C’è lo scrittore
d’avventura, d’azione, di gialli, di costume, etc,. e c’è il narratore di
libri - Borges ne è il prototipo.
Borges è misurato – sornione: sa che dei libri non c’è da fidarsi.
Eco è smisurato, sovrastato dalla bibliofilia.
Si disse da ultimo haunted
dalla rete, ne parlava come di un incubo. Perché moltiplica la psicosi del complotto,
e la disinformacija, ingenua o
perversa. Dopo essere stato pioniere e celebratore della rivoluzione digitale –
protagonista del “Pendolo di Fucault”, 1984, è il computer, che “scrive per l’autore”.
Ma temeva internet. Ho visto un mio profilo su wikipedia, raccontava da ultimo,
ho saputo che è facile rimediare agli errori, ho provato, è vero, e questo mi
sconcerta: chiunque può cambiarsi o cambiare i dati.
Un uomo del Seicento, si voleva ed è: curioso. Scrittore di romanzi
senz’anima, tutti di curiosità, ossessionato dalla ripetizione, dalla
variazione, dalla biblioteca, dalla incalcolabile, irriducibile “vertigine
della lista”, della classificazione. Nonché, più seriamente, dall’inconcludenza
della riflessione.
Si può dire uno che va a passo di gambero, giusto un suo titolo, se
non fu conservatore di ritorno. Postmoderno dopo essere stato araldo
dell’avanguardia decostruzionista. Con analisi filologiche e semiotiche
applicate ai “corpi” meno elevati e anzi quasi triviali, il “Conte di
Montecristo”, Mike Bongiorno,
Campanile..Poi anti-decostruzionista, con “I limiti dell’interpretazione”
e il successivo “Interpretazione e sovra interpretazione” – entrambi progettati
e editi negli Stati Uniti, in chiave cioè anti Derrida, allora dominante nelle
università americane.
Follia -
Lévi-Strauss ha gli “stati alterati della coscienza”, a proposito del “mistero
sciamanico” … attorno alla creazione estetica, di narratori, poeti, scultori,
ricamatori, danzatori…. Stati “alterati” in quando non abitudinari, ma anche
non regolamentari (grammaticali). E tuttavia comunicativi: intelligibili,
trasmissibili. Saranno questi stati alterati all’origine di tanta creatività in
condizioni psicotiche. Fino alla follia certificata. Di Alda Merini. Di Artaud:
le tante lettere che scrisse durante l’internamento in manicomio, trattato con
continui elettroshock, sono peraltro ben scritte e ragionate. Di Campana, Hölderlin,
dello stesso Nietzsche, che in manicomio riconosceva le persone, e suonava il
piano senza sbavature. Di “Incom”, il giovane Saro Napoli ora internato, dalla
versificazione spontanea, fertile, immaginativa, e insieme misurata e
significante. A stati dissociati, al limite della schizofrenia, si accenna
anche nella corrispondenza tra Rilke e Lou Salome.
Italia – Nel “Diario di
uno scrittore” Dostoevskij annota, un decennio dopo l’unità, che l’Italia con
l’unità si era immiserita. Rispetto a una civiltà italica che per “oltre
duemila anni” era stata “un’idea universale capace di riunire il mondo”. Dapprima
con la civiltà romana, poi con quella cristiana: “La scienza, l’arte, tutto si
rivestiva e penetrava di questo significato mondiale”. Ora, si chiede, “per che
cosa possiamo congratularci con l’Italia, che cosa ha ottenuto di meglio con la
diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second’ordine”. La
sua delusione è anche premonitrice: un regno, concludeva, “per di più pieno di
debiti non pagati e soddisfatto del suo essere un regno di second’ordine”..
Marionette – Con la
chiusura del piccolo chiosco di Carlo Piantadosi al Gianicolo, dopo la sua
morte, Roma non ha più uno spettacolo di marionette – neanche nella forma brevissima
e ripetitiva del Pulcinella di Piantadosi. Ma in tutta Italia si può dire non
si fa più teatro di burattini, la forma più gradita di spettacolo, di piccoli e
grandi. I Cola? Gli Accettella? C’erano famiglie che coltivavano questa
tradizione, che evidentemente è troppo complessa per l’epoca – s’incontrano a
ogni angolo della città maschere mimiche nelle fogge più strane, anche
inventive, per un’elemosina, ma applicarsi al teatro no. Cuticchio ancora esercita
da Palermo ma come un caso da museo, nelle tv, nei festival, lo chiamano per
spiegare più che per fare spettacolo. .
letterautore@antiit.eu
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