Non c’è scandalo, ma c’è dispetto, anche
molto. La missione che Angela Merkel farà in Turchia a fine settimana,
portandosi dietro il presidente dell’Unione Europea Donald Tusk, non va giù a
molti. Non è una missione europea, a cui casualmente partecipa la cancelliera,
ma una sua propria iniziativa, che si fa sponsorizzare dalla Ue – Tusk conta
poco ma è pur sempre un figura simbolica. L’ambasciatore Sergio Romano difende oggi sul “Corriere
della sera” la diplomazia solitaria di Angela Merkel, ma il governo e il ministero
degli Esteri sono critici: prevaricatrice e superficiale, è il giudizio.
C’è risentimento per la forma e anche per i prevedibile esito della missione. Che il Consiglio europeo sia imbrigliato alle dipendenze di un “qualsiasi”
capo di governo, sia pure quello di Berlino. E che l’Europa stia al carro di
una diplomazia che i più ritengono sbagliata da parte di Angela Merkel.
I suoi interlocutori turchi già hanno rincarato la posta. “L’Ue ha più bisogno della Turchia di
quanto la Turchia abbia bisogno dell’Ue”, ha voluto dire ieri, non richiesto,
il presidente Erdogan. Mentre il primo ministro Davutoglu e il ministro degli Esteri Cavusoglu hanno posto all’ordine
del giorno dell’incontro l’abolizione dei visti per i cittadini turchi nella Ue
e non l’accoglienza ai rifugiati siriani. In Parlamento Cavusoglu è stato
perfino sprezzante: “L’accordo che abbiamo raggiunto con l’Ue è molto chiaro: vogliamo
che questa tragedia umanitaria finisca, che i nostri cittadini viaggino senza
visto e che l’unione doganale venga aggiornata. Se l’Ue non mantiene la parola,
cancelleremo tutti gli accordi, compreso quello sui migranti”.
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