Sabato Merkel renderà l’ennesimo omaggio al presidente
turco Erdogan. Portandosi dietro mezza Bruxelles, a partire dal presidente
Tusk.
Difficile resistere all’effetto mandria: della
cancelliera che si porta al guinzaglio
mezzo esecutivo europeo - l’Europa è piattamente tedeschizzata. E della
cancelliera dell’arcipotente Germania che va a rendere l’ennesimo omaggio a un
regime che più fascista non si può: zero libertà di opinione, oppositori a
processo o incarcerati, minoranze etniche e religiose perseguitate, ambivalenza
col terrorismo islamico.
Una sensazione che il processo in Germania al
comico anti-Erdogan accentua: non è
vero, come ha detto Merkel in conferenza stampa, che il processo è obbligato e
in futuro si cancellerà il reato. È come se Renzi dicesse, per il rapimento, la
tortura e l’assassinio di Regeni: a al Sisi per ora non possiamo fargli nulla,
ma in futuro…
Erdogan fa arrivare la cancelliera, e il fido
Tusk, a Gazientep. Cioè di fronte ai profughi siriani – la città è a pochi km.
dalla frontiera – e ai misfatti dell’Is. Per ottenerne indirettamente, con la
sola presenza, l’avallo di combattente contro il terrorismo. Che invece ha alimentato.
E di soccorritore dei siriani. Che invece ha mandato in massa alle trappole
balcaniche.
È vero che in politica internazionale non si
possono scegliere gli amici. Ma il ripetuto omaggio di Merkel a Erdogan, il
secondo o il terzo in poche settimane, con in più l’impegno intrattabile a strafinanziare
la Turchia con fondi europei, è una solidissima sponda per il rais di Ankara. E
uno sberleffo all’opposizione e alle democrazia. Senza mai una critica al
fascismo strisciante in Turchia.
L’Europa Angela Merkel porta da tropo tempo al
carro di Erdogan, che non merita rispetto.
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