martedì 26 aprile 2016

L’europeismo come il Risorgimento, una camicia di forza

Per l’Italia è stata dura in questi anni di germanesimo, e più lo sarà. Sola, isolata, senza sponde, non riesce a venire fuori dalla crisi, e più dura sarà in futuro.
Legarsi alla Germania, la Germania di Angela Merkel, non paga e anzi è controproducente: nelle politiche monetarie, in quelle economiche e di blancio, in quelle commerciali, e nell’opinione. La Germania non è mai stata un buon amico di nessuno, neanche l’ombra, per dire, degli Usa dopo la guerra col piano Marshall – se non quando ha avuto i russi in casa, nell’estremo bisogno.
Guardare agli Usa sempre è a questo punto l’unica convenienza, oltre che un obbligo, ma non basta: è un gioco utile di sponda, ma non risolutivo. L’Italia è comunque legata agli alleati europei, anzi federati, infidi.
L’Italia nella Ue è un po’ come il Meridione, che dipende da Milano: non c’è via d’uscita.
Si può sempre sperare che la Ue si dissolva, qualche beneficio non potrà non risultarne. Ma è come per l’unità d’Italia, è vano sperare che scoppi: la Germania, e la Francia con l’Inghilterra, ne approfittano troppo per farla fallire – tirano la coperta ma per un briciolo in più dalla mensa di Bruxelles. Bisognerà barcamenarsi e sperare per il peggio, che si dissolvano tutti, questi complessi unitari in favore di questo e di quello?

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