L’islam è complesso e contraddittorio, il mondo
che vi si ispira. Tra Coca-Cola e jihad, tra niqab e Gucci, tra califfi – o non
più semplicemente rais? – e internet. E perciò non minaccia nessuno, non
potrebbe. A differenza del turbocapitalismo, ben occidentale, che ci sta dissolvendo.
Vero, in un certo senso. Se cioè si vuole fare
una polemica giornalistica - anche giustificato: per un medievista il
giornalismo dev’essere acqua di sorgente. È vero pure in altro senso: il mondo
mussulmano è polimorfo, e quello mediorientale peggio, è diviso, in guerre acerrime.
Di più, va detto che il popolo mussulmano non è militarizzato, non c’è nessun
sultano o califfo che organizzi una conquista. Mentre è incontestabile che il turbo
capitalismo ci sta distruggendo, nella crisi senza precedenti e senza sbocchi che
l’Europa vive – che non se ne abbia coscienza, si può aggiungere, è parte del turbo
capitalismo, che sottomette con la convinzione.
Ma la demografia è anch’essa un fatto. E il nazionalismo
o revanscismo islamico pure. Tanto più radicato - anche nei semplici, quelli che
esultano spontaneamente agli 11 settembre - e radicale quanto è impulsivo, e diffuso,
generale, quasi una seconda natura. Insomma, l’assunto di Cardini è anch’esso
falso, a metà – come quello che combatte. Un islamico sorriderebbe alle sue
argomentazioni.
Franco Cardini, «L’islam è una minaccia» (Falso!),
Laterza, pp. 216 € 10
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