Ci provano. Domenica sarà
solo la prova generale – con o senza referendum, le trivelle continueranno a
perforare, gli amici degli amici non diventeranno nemici, e lunedì sarà un
altro giorno. L’appuntamento è al referendum in autunno sulla riforma del Senato:
dovrà essere una trappola letale per Renzi. Da mons. Galantino, e quindi la
Cei, intimo del papa, e quindi il Vaticano, alle ex comunità di base – ora indaffaratissimo
terzo settore, monopolista ingordo degli appalti pubblici - le batterie si
stanno caricando. Con omelie, articoli, libri, flashmob, comparsate,
interviste, ponderose lezioni, il “non possumus” torna attivo e insidioso.
Non la destra naturalmente,
che sta solo prona a saltare sul carrozzone, per qualche posto o beneficio. Né
la sinistra, radicale o protestataria, da Bersani e Vendola ai centri sociali.
Renzi sarà buttato giù - perché di questo si tratta, del Senato nessuna sa
nulla e a nessuno frega – dai preti. Se ci riusciranno.
L’impegno ce lo stanno
mettendo tutto. Il loro si può dirlo anzi una sorta di Movimento di Liberazione
Ecclesiale. Se non da teologia della liberazione. Non per nulla il papa è
sudamericano. Con la stessa indefinitezza dei movimenti latini: non si capisce
per cosa i preti combattano – un Senato non riformato? un Senato riformato in
altro modo? l’abolizione del Parlamento? Ma con la stessa determinazione dei capataz di repertorio: alla morte. Con
un risvolto molto curioso. Con due, anzi.
Uno è che il piccolo grande
democristiano Renzi, che tutto il potere ha messo in cascina in sacrestia più
rapido di Napoleone, viene sfidato dai preti. Non era inconsueto nella vecchia
Dc, che è finita più che altro per le guerre intestine, da ultimo col muoia
Sansone con tutti gli altri di Andreotti e il fido Borrelli. Ma è la prima
volta che il pugnale lo maneggiano i preti.
L’altro è il silenzio dei
mangiapreti. Sempre allarmisti su ogni colpo di tosse clericale, questa volta,
di fronte a un impegno tanto massiccio e dichiarato, tacciono. La ragione può
essere che i mangiapreti sono generalmente affaristi o legati agli affaristi (pardon, al mercato), e gli affari non gradiscono
un governo che governi: i governi devono essere deboli, ineffettivi, e durare
poco. Ma potrebbe anche esserci qualcosa di più solido - un’alleanza laico-clericale,
perché no: Rodotà con Zagrebelsky, Scalfari con Bergoglio, etc.?
Questo è più che probabile:
il papa lo dice, che si preoccupa molto per i laici anticlericali, per salvarli
anche in questa vita. E quindi, siamo fritti. Solo, resta da sperare che ci
spieghino perché la riforma del Senato è da buttare, dopo trent’anni di tentativi.
E in mancanza confidare nel robusto anticlericalismo di molti praticanti. Se anche
i preti sono per il tanto peggio tanto meglio.
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