Prima
l’Italia non controlla bene gli immigrati. Poi ci sarà un’ondata di immigrati dalla
Libia. Ora c’è il rischio infiltrazione terroristi. L’Austria ogni paio di
giorni si dà una ragione per la chiusura del Brennero. Nessuna valida, ma tutte
buone a molcire l’opinione pubblica. L’opinione pubblica austriaca.
L’opinione
teutonica crede volentieri quello che le si dice di credere, quantum immutata ab illo.
È il
sentimento del gregge.
Ogni
giorno una sorpresa dalla Procura di Potenza, il petrolio è infetto. L’ultima
ieri. Oggi il meritato riposo, siamo inglesi.
E per il referendum di domani nulla? Ancora uno sforzo.
Il
presidente ucraino Poroshenko è rimasto solo: si sono dimessi il ministro
dell’Economia, il Procuratore generale, il Primo ministro. A ruota, l’uno
indipendente dall’altro. Ma tutti per non poterne più della corruzione. Una
“democrazia” per la quale noi paghiamo carissime sanzioni contro la Russia,
imposte da Obama. Incautamente?
Scrive
Franco Venturini sul “Corriere della sera” che gli Stati Uniti, di fronte al
fallimento di Poroshenko, gradirebbero un primo ministro americano, Natalie
Jaresco, una con la doppia cittadinanza. Qui almeno un disegno c’è: una pax
americana governata da oriundi. Jaresco non sarebbe il primo caso, dopo Karzai, Tusk e altri minori.
Non che
questa signora, come già Karzai o Tusk, abbia speciali qualità, ma è americana.
Si parli
della politica monetaria, degli scontri Germania-Draghi, della deflazione, il
rinvio è inevitabile alla “drammatica inflazione tedesca della fine degli anni
Venti”. Cosa che nessun tedesco ricorda e teme – è come quando ci dicevano che
gli Stati Uniti sono isolazionisti. Non si potrebbe aggiornare l’informazione ?
Lo scontro è per chi comanda nella Ue.
Don
Ciotti è contro la riforma del Senato. Ha pubblicato un libro contro e lo
propaganda. Su “Repubblica” però dice che non è contro la riforma, che la
riforma è necessaria, la modernità, etc. Ma che bisogna votare contro.
Don
Ciotti dhe questa riforma è contro la Costituzione e a favore dei ricchi e potenti,
etc. – anche se sullo stesso giornale Napolitano assicura il contrario. Dice anche
che questo l’ha detto il papa. Un prete bugiardo?
O Ciotti
è un gesuita, che argomenta una cosa e il suo contrario? Anche il papa lo è, e
dunque tutto è possibile. O se non lo è, è questione di metodo: la verità piace
ora double face.
Don
Ciotti dunque a sinistra di Napolitano. Non è il primo prete che fa la morale
sociale e civile ai comunisti. Ma Ciotti non è un prete operaio, né uno di
base, è il maggior appaltatore del terzo settore, degli aiuti di Stato a
perdere, senza rendicontazione e nemmeno obbligo di bilancio.
Ciotti
non è solo, i vescovi intervengono e dicono che bisogna assolutamente andare a
votare al referendum sulle trivelle. Dicono anche che bisogna votare sì,
bloccare la ricerca del petrolio. E mai intervento è stato tanto benedetto, da
chi ne ha sempre lamentato le ingerenze.
Il
petrolio puzza, le onlus salvifiche no?
Il
presidente della Corte Costituzionale ritiene doveroso dire che “bisogna”
votare al referendum. Farà lo stesso con
le vertenze su cui deve pronunciarsi come giudice?
La
Costituzione all’art. 48 invita a votare: “Il voto è
personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico”. Ma
anche il rifiuto, motivato, di votare è un dovere civico – metà degli italiani
se ne avvale da qualche anno. Possibile che il presidente della Corte
costituzionale non sappia queste cose?
Paolo Grossi sa bene come tutti che l’esito del
referendum sarà deciso dalle astensioni – al voto prevarranno i sì, anche se
pochi. E dunque fa il furbo, contro il partito Democratico, che ha dato
indicazione di astenersi, contro il presidente del consiglio, e contro il
presidente emerito della Repubblica Napolitano. O non è nemmeno furbo?
Questo Grossi è un buon cattolico. Non si può
dirlo – non si dice – ma lui lo è: uno che si tiene il posto e si salva
l’anima. Un altro
dei lasciti di Napolitano, come lui eletto presidente un mese fa in tarda età,
a 83 anni. Lasciti che non si possono nemmeno imputare al vecchio Pci, il
partito di Napolitano: Monti, Letta, Renzi e Grossi sono (in teoria) buoni fedeli,
all’orecchio dei vescovi se non praticanti.
Grossi è
uno storico del diritto, non è mai stato giudice. O sì, è stato a lungo giudice
del Tribunale Ecclesiastico Regionale Etrusco, o della Maremma. Di manica larga,
pare – per annullamenti perfino non prezzolati.
Milano è
passata da zero addizionale Irpef con la Moratti (destra) nel 2010 a 143 euro
pro capite con Pisapia (sinistra). Mentre i servizi diminuivano (per colpa del
governo, etc.). E non sembra scontenta. Aumentare
le tasse è dunque un merito?
L’idea
di più tasse è effettivamente milanese. Insieme con quella del massimo liberismo.
La libertà è per i ricchi e ricchissimi.
C’è il
Giubileo e a Roma il turismo diminuisce – caso unico in Italia, caso unico in Italia,
dove invece il turismo aumenta di oltre il 5 per cento. Ma non si dice.
Per non dispiacere al papa?
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