martedì 5 aprile 2016

Secondi pensieri - 257

zeulig

Decostruzione – È certamente eccessiva (contraddittoria) nella decontestualizzazione. E nella “necessità del travisamento” di Harold Bloom. Contraria in entrambi i casi ai suoi presupposti, della ricerca di un di più di verità.

Esoterismo – Perché un’assurdità incoerente e illogica invece di una coerente e logica, argomentava Joyce.

Gelosia – È possesso, ma anche timore. E come tutti i timori si lega alla speranza. Se non, appunto, nella forma possessiva: è in effetti, in questo caso, il segno di un amore che non c’è – immedesimarsi nell’altro.
Nella pratica è l’acquisizione di una immunodeficienza: “Il geloso è come un ipocondriaco, che diventa malato per paura di esserlo” (Umbero Eco, “L’isola del giorno prima”, 339).

Gnosi – Si può dire il vangelo contemporaneo, dell’età del Sospetto, o del Complotto – del segreto iniziatico, cospirativo. Che viene, si diffonde, si impone, come conoscenza: con l’allargamento della conoscenza, cioè con la comunicazione democratica. Della conoscenza come potere, e del potere-conoscenza en petit comité, riservato, per segmentazioni, tribali , di razza, religione, carboneria. Dei pochi che si ergono a guru, leader e sacerdoti in virtù di saperi riservati.
Va anche insieme, paradossalmente, con la decostruzione. Che invece è intesa come suo opposto. È il paradosso che Umberto Eco ha preso a denunciare con costanza dal “Nome della Rosa”, e più dalle glosse al romanzo, la “Postille” del 1983. Con costanza e quasi con paranoia – il morbo è virale - soprattutto a partire dal “Pendolo di Foucault,” e poi negli ultimi “romanzi” – dei corposi pamphlets in realtà: “Il cimitero di Praga” e “Numero zero”.

Infelicità - Herta Müller raconta in “La paura non può dormire” di un amico suicida che cercava la felicità, perché cercava la felicità: “Buttandosi dalla finestra  non cercava la morte, ma solo una via d’uscita dalla perenne infelicità della vita”. La rinuncia come un bene, la rinuncia alla vita? È un’ipotesi – ipotetica per la stessa scrittrice, che ama le sottigliezze: “Forse il suicidio è una ricerca estrema della felicità. Quando il restare non è più sopportabile, evadere è la felicità”.

Mistero – Insondabile è quello dell’inizio. Quello della fine si può evitarlo, l’eternità post mortem: quando la morte interviene, noi non ci siamo più. Quello dell’inizio invece ci segue – si impone – per tutta la vita: su quale eternità ci innestiamo, l’eternità della materia o l’eternità di Dio?

Opinione pubblica – Heidegger, il filosofo che più l’ha aborrita – la “dittatura del si”, del falso, dell’adulterazione, di tutto ciò che è contrario alla “autenticità”, di cui si fa l’anamnesi e la condanna in “Essere e tempo” – sarà stato quello che meglio l’ha saputa adottare e programmare: la pubblicazione dei “Quaderni neri” è un capolavoro di uso della Öffentlichkeit. Fino all’abuso, nello scandalo dell’antisemitismo, per buona misura falso - inesistente, gonfiato.
Si ricordi “Essere e tempo”. § 27: “Nell’utilizzazione dei mezzi pubblici di trasporto, nell’impiego dei mezzi d’informazione (giornali) ognuno è altro fra gli altri”. Non più sé, ma altro: “Questo essere ‘l’un con l’altro’omologa completamente il proprio esserci al modo d’essere «degli altri», e fa in modo che gli altri scompaiano ancor più nella loro diversità e nella loro distinzione”. Quella del “si” è un’autentica dittatura: “Noi godiamo e ci divertiamo come si gode; noi leggiamo, vediamo e giudichiamo di letteratura e d’arte come si vede e si giudica; ma altresì ci distinguiamo dalla «massa» come ci si distingue; ci «indigniamo» di ciò di cui ci si indigna. Il si, che di preciso non è nessuno e che, benché non come somma, tutti sono, prescrive il modo d’essere della quotidianità”. Nell’indistinzione evapora la personalità col giudizio: “Ciascuno è l’altro e nessuno se stesso”.

Straordinario – non solo in Heidegger, naturalmente - l’uso della “sfera pubblica” come dominante, non solo dell’opinione ma della stessa cultura, e della filosofia in essa, oggi tutto essendo öffentlich, di quel particolare esoterismo che è connesso alla divulgazione, all’informazione. Grazie alla superficialità, della ricezione, dell’elaborazione.
Non è il segreto vs. il pubblico, che si presta ai paradossi dei rovesciamenti (tanto più segreto quanto più pubblico), ma la riflessione contro la superficialità. La “pubblicità” (Öffentlichkeit), la sfera pubblica, l’opinione pubblica sono il dominio dell’informazione superficiale: allarmata, allarmistica sempre, scandalistica, o massiccia, in forma di campagna, imposta, sempre per qualche verso sotto pressione.   

Postumano - La nostra seconda vita – di Rosi Braidotti e altri - negli universi digitali, nel cibo geneticamente modificato, nelle protesi intelligenti, nelle tecnologie della riproduzione, non conducono al postumano. Almeno, non nel senso di un modo in cui l’umanità si scioglie. Sono invece lo sviluppo dell’umanesimo dell’homo faber. L’assunto, peraltro, di una vita “oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte”, è vecchissimo – se non per la mutazione transgenica, che non fuoriesce però qualitativamente dal vecchio innesto.  È un nuovo materialismo – nuovo-vecchio, di un darwinismo sacralizzato, riduzionistico - ma non più di tanto.
Lo stesso animalismo non è una novità – il logos animale risale a Sesto Empirico, e forse a Crisippo, e nella cristianità a Boezio.

Vuoto – “Questo gran vuoto del vuoto”, o “l’unico grande nulla”, Umberto Eco, “L’isola del giorno prima”, sintetizza alchemicamente come “la Sostanza del tutto”. Ma di suo, “questo gran vuoto del vuoto” lo prospetta in realtà come numero periodico.
Uno dei concetti, anche, senza realtà. Di ciò che si può legittimamente pensare che non esistono, non al riscontro.  

zeulig@antiit.eu

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