Un gigantesco smash offerto a Renzi. Una delle percentuali più basse di votanti
fra tutti i referendum, e non tutti a favore. Doveva essere un attacco politico
al governo, e gli ha dato partita vinta, quasi in anticipo. Sul piano politico
più che su quello della politica energetica. Anche per lo spreco dei 250
milioni di costo delal consultazione.
La politica energetica non c’entrava.
Il referendum è stato voluto dalle Regioni governate dalla destra. Subito
sconfessato dalle stese quando sono passate a sinistra, in Campania, Sardegna e
Molise. Con l’eccezione della Puglia di Vendola, e poi di Emiliano, un giudice
tanto pieno di sé quanto vuoto, che pensava col referendum di sostituirsi a
Renzi.
Né c’entrava la protezione
dell’ambiente. Non sono le trivelle che inquinano: gli scarichi delle trivelle
sono controllati. Inquinano soprattutto i corsi d’acqua, fiumi, torrenti,
canali, dove le regioni, che ne hanno la responsabilità, consentono che si
scarichi di tutto. Questo ovunque. Inquinano gli sprechi idrici straordinari,
in Puglia – l’Acquedotto Pugliese si perde la metà delle acque che invasa. E
gli impianti assenti o deficitari di trattamento delle acque reflue, in Calabria,
Puglia, Liguria, nel Veneto lagunare, per imitarsi alle Regioni proponenti del
referendum. Malgrado costose Arpa regionali, aziende regionali di protezione
dell’ambiente, che non controllano e non rimediano.
La destra ha tentato allo
specchio il colpetto riuscito alla sinistra contro Berlusconi col
referendum sull’acqua nel 2011. Che ha
portato alla moltiplicazione degli enti comunali per la gestione dell’acqua. A
una moltiplicazione delle cariche iperretribuite. Per forniture idriche sempre
più deficitarie, non un investimento in cinque anni, e tariffe quasi
raddoppiate, specie al Sud. Un uso che dire goliardico del referendum è poco: è
dannoso.
Che fosse la destra a proporre
la fine della ricerca e produzione di petrolio a mare non era credibile. Né
c’era una proposta di politica energetica alternativa. Era una sfida a Renzi.
Che Renzi si è potuto permettere di rilanciare, estendendo automaticamente le
concessioni. La sua è una politica, quella degli altri non è niente.
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