Dal Settecento alla
nascita dell’Is, il medievista si avventura in una storia politica. Che vede l’Europa
dominante e un mondo islamico (arabo, turco, persiano) forzatamente in
antitesi. Una storia puntuta, con l’implicita morale che non tutti i torti sono
oggi da una parte. Ma non è una novità: se ne discusse e scrisse ampiamente
negli anni 1950, col ritorno del mondo arabo a una reale autonomia politica,
via l’Egitto di Nasser. Da allora oltre mezzo secolo è passato, di una storia
accelerata.
Manca inoltre sempre
l’essenziale, in questi saggi “pontieri” o di buona volontà, del “Mediterraneo
crogiuolo”. Che il Mediterraneo lo è stato in passato per alcuni millenni, fino
alla conquista araba. Dopo non più. Due fronti si sono formati, naturalmente in
contatto, più spesso in guerra, qualche volta alleati - ma allora subdolamente:
sono stati e restano separati. Il colonialismo è morto da tempo, le sue colpe
sono state assorbite, non c’è revanscismo da parte arabo-islamica, c’è voglia
di diversità, radicale – cosa c’è di più diverso, inconciliabile, del
Califfato? Le due civiltà, europea e arabo islamica, anche turco-islamica fino
a Ataturk, si sono caratterizzate per contrapposizione, escludendosi.
Franco Cardini, Il Califfato e l’Europa, Utet, pp. 256
€ 16
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