C’è qualcosa che non convince nella politica
estera di Renzi, di cui pure tanto si occupa. E ora si sa, dopo il richiamo di Calenda
da Bruxelles: è l’urgenza della politica domestica, il gioco del potere,
vecchia arena democristiana. .
Altri sono tornati famosamente a Roma per
questioni analoghe. Non solo i Buttiglione, anche un presidente di Commissione,
Franco Maria Malfatti, si dimise per fare le elezioni in Italia – dopo appena
quindici mesi a Bruxelles, nel 1972. Lo stesso si può dire di Prodi, che non volle
un reincarico a Bruxelles a fine 2004. È sempre stato così nel vecchio regime,
veterodemocristiano: la politica estera non porta voti e quindi non interessa,
se ne parla così per dire. E per i viaggi di rappresentanza – ma anche questi
di malavoglia e nell’ignoranza: seguire Moro, Andreotti, Cossiga, De Mita in
giro per il mondo era esperienza raccapricciante.
Si capisce anche che l’Italia sia debole a
Bruxelles: il più delle volte non sa nemmeno cosa sta votando. Renzi non ha
saputo dirimere la contesa fra i suoi propri galli, i galli del suo proprio
pollaio, per il posto di ministro dello Sviluppo, e ha chiamato in corner Calenda.
Che aveva mandato a Bruxelles come ambasciatore straordinario, passando sopra
ai diplomatici di professione, come l’uomo forte, per dirimere e proteggere gli
interessi italiani, solo qualche settimana fa.
È così che l’Italia non sa nulla di Bruxelles,
se non per le polemiche spicciole. Nulla delle politiche per l’immigrazione. O
se e perché deve dare un miliardo alla Turchia, gratis. Se e perché la Germania
può comprarsi tutto il gas russo che vuole, di cui poi farsi rivenditrice, e
l’Italia no. Etc. Renzi e Padoan si sono fatti fare il bail-in bancario come se
non sapessero nulla, in forza del quale quattro banche sono fallite, con casini
vari, mentre risulta che hanno partecipato a negoziati laboriosi per il regolamento
– in teoria hanno partecipato.
È il gene Dc – che pure è quella che ha voluto
e fondato l’Ue. Della Dc italiana. Gli unici italiani che hanno preso sul serio
il loro ruolo a Bruxelles, dove hanno bene e anche molto bene, Monti e Bonino, vi
sono stati mandati da Berlusconi quando era liberale, prima del morso leghista
e neofascista.
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