Draghi avrà realizzato quello che tutti i
governatori della Banca d’Italia prima di lui, Carli, Baffi, Ciampi e o stesso
Fazio, hanno predicato – per non dire Menichella, grande artefice della ricostruzione
postbellica: una politica monetaria al servizio dell’economia. Della produzione.
Del lavoro. Del reddito. Non, o prima che, delle banche. È questo il fondo del
suo dissidio oggi col governo tedesco.
Le Germania è fuori dal ciclo europeo. Ha – ha
innescato con la liberalizzazione del lavoro e le esportazioni – da almeno tre
anni la ripresa. Ha un ciclo suo proprio, abbastanza indipendente dal ciclo
europeo, che invece ristagna. E critica la Bce dei tassi negativi (in realtà
non sono negativi, sono azzerati, e in termini reali ancora positivi) perché
riduce i rendimenti delle banche. Ma la Bce si è assunta il compito, oltre che
di stabilizzare le banche e l’euro, di favorire la ripresa – che invece, si può
aggiungere, Berlino contrasta, con le politiche di rigore fiscale e col dumping
sociale all’export.
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