venerdì 6 maggio 2016

La crisi del debito made in Germany

Si apre a Trani il dossier della speculazione che Deutsche Bank operò nel 2011 contro i Btp. È un primo passo, l’accertamento della decisione di vendere tutti i titoli italiani nel primo semestre del 2011. Altri, più importanti, dovranno seguire. Non sarà facile se ci sono voluti cinque anni per far emergere questo, che è solo evidente – e presso una Procura estremamente periferica.
La vendita, come documentava due anni e mezzo fa “Gentile Germania”, è stata un attacco speculativo contro il debito italiano. Per quattro evidenze: 1) benché massiccia, sette miliardi, si fece scaglionata da febbraio a giugno, per non deprimere la quotazione; 2) a vendita effettuata se ne diede indiscrezione al “Financial Times”, avviando l’ondata generalizzata di vendite da parte degli altri operatori 3) prima dell’indiscrezione all’“FT” Deutsche Bank ha ricomprato i Btp a termine; 4) in parallelo l’ufficio studi di Deutsche Bank mobilitava l’opinione contro il debito italiano, con analisi allarmistiche e le critiche reiterate dell’Ifo di Monaco, l’istituto per la congiuntura (del suo presidente, premio Ehrard per l’Economia, Hans Werner Sinn), della Bundesbank del neo-presidente Jens Weidmann, del ministro del Tesoro Schaüble, e perfino della cancelleria.
Angela Merkel telefonò almeno due volte a Napolitano, e lo fece sapere. La nomina di Weidmann è stata improvvisa, l’1 maggio 2011, forse perché il predecessore Axel Weber non fu disponibile a speculare contro l’euro, come aveva già manifestato nella crisi greca. Il presidente della Banca centrale europea, Trichet, ha in più occasioni ammesso indirettamente di essere stato tratto in inganno, con la lettera dell’agosto in cui mise in mora l’Italia, avviando la seconda grave crisi dell’euro, quella del debito. Numerosi documenti erano reperibili in inglese sul sito Deutsche Bank all’epoca contro l’Italia, che ora sembrano scomparsi.
In argomento v. Giuseppe Leuzzi, Gentile Germania,”, Robin, pp. 400 € 15 - “§ 4. La colpa è dell’Italia”, alle pp. 71-96,  e

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