Può essere vero che, come questo sito
sostiene, c’è un fondo politico nelle critiche tedesche alla Bce, per
indebolire la Bce nella persona del suo presidente Draghi, e per indebolire
l’Italia segnatamente. Ed è certamente irrituale e colpevole la critica
costante alla Bce e all’Italia da parte del governo di Berlino e della Bundesbank.
È come ha detto Draghi dopo l’ultimo attacco di Schaüble: “Ogni volta che la
credibilità della Bce si percepisce messa in discussione, l’esito è un ritardo
nell’acquisizione dei suoi obiettivi e quindi la necessità di una politica più
espansiva”.
Ma c’è un fondo di verità nelle polemiche
tedesche: il debito tedesco non paga più. Evidentemente, per primi, i risparmiatori
tedeschi, i primi risparmiatori. Il Global Financial Stability Report del Fondo
Monetario calcola che tre quarti dei titoli del debito tedesco siano a tassi negativi,
contro il 55 per cento della Francia, il 28 per cento dell’Italia e il 23 della
Spagna. Dato che la stampa ha volgarizzato con calcoli miliardari. La “Frankfurter
Allgemeine Zeitung”, il giornale più influente, calcola la perdita per i risparmiatori
in 260 miliardi tra il 2010 e il 2015, e in almeno 82 miliardi nel 2016.
Il calcolo è fantasioso. Come si fa a stabilire
l’interesse attivo giusto, a confronto del quale calcolare la perdita coi tassi
negativi? E del resto, se i risparmiatori hanno “perduto” 260 miliardi, è lo
Stato tedesco che li ha guadagnati, come risparmio sul costo del debito.
Più in generale, si dovrebbe dire che è la Germania
stessa vittima (e beneficiaria…) delle politiche di austerità che impone ai
suoi vicini: per ogni crisi del debito, dalla Grecia all’Italia, i tassi sui
Bund si fanno sempre più negativi. Ma il fatto c’è, la percezione in Germania
che il risparmiatore ci rimette.
La cosa inoltre vale per la Germania come per l’Italia:
il debito non rende più. Si ricorderà il cinico Carli che il debito celebrava
come la ricchezza degli italiani. Da alcuni anni non più: risparmiare non
rende. Il risparmio anzi impoverisce, l’effetto patrimoniale non compensando il
mancato effetto reddito (si può avere un bene, anche cospicuo, che non rende e
anzi costa).
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