Storie
dell’incontro di due culture, della giovane inglese trapiantata a Taormina alla
fine della guerra, per l’eredità ingombrante di un villone con giardino che non
sa come gestire, e dei tanti personaggi locali e di passaggio – la villa sarà
trasformata in “locanda”. Una vita felice, benché non scelta – quando scrisse
questa memoria, nel 1999, Daphne Phelps aveva 86 anni (morirà a fine novembre
2005) – con una serie di familiari, camerieri, cuoche, giardinieri,
spicciafaccende, tanto modesti quanto attraenti. Gli anglosassoni di passaggio
di riguardo non lasciano buoni ricordi: Caitlin Thomas, la vedova ubriacona del
gentile Dylan Thomas, il tycoon “Gaylord” Hauser, che sempre sta per sposare o
comunque ospitare Greta Garbo, il botanista Collingwood Ingram, Tennessee Williams, Roald Dahl. C’è anche, modesta e molto alla mano, la
regina Guliana d’Olanda. E un Bertrand Russell inedito nei suoi ultimi trenta
anni, di cui Daphne Phelps fu ospite a lungo negli Usa durante la guerra, e che
poi ospitò spesso a Taormina, vittima della terza giovanissima moglie. Gli
“altri” sono una galleria di personaggi straordinariamente ordinari. Tutti
popolani, compresi i braccianti e manovali che “scoprirono” Gela, capitanati da
Dinu Ademesteanu. Personaggi semplici, spesso analfabeti, che però hanno tutti
storie complesse, multistrato: singolari, singolarissimi, nella loro
insularità, leali all’estremo nella cultura della riserva mentale, pasticcioni
e semplificatori – c’è sempre una soluzione.
Più che un omaggio
a Taormina, e alle “persone di casa”, la testimonianza è alla fine un quadro
non conformista del rapporto padrone-servo. Che è delicato, inventivo,
generoso, da una parte e dall’altra, e non rancoroso o distruttivo. Anche negli
scavi di Gela: gli archeologi impongono agli scavatori, ignoranti, analfabeti,
l’obbligo della scuola serale per l’assunzione, fuori orario, e tutti – quelli che
accettano - si appassionano poi al lavoro. Il libro è dedicato a Concetta Genio
che per decenni è stata la cuoca, la complice e la “risolutrice” della
“signorina”. Che non trova parole sufficienti per dirne la bellezza e
l’intelligenza.
La cosa che più
sfavorevolmente colpisce Dahne Phelps, tra le tante differenze, è la burocrazia
contorta – inutile e contorta: le pensioni sociali e di vecchiaia pagate per
esempio in ritardo di anni. E le lettere anonime. Sono due le cose che non
digerisce, e sono a ben vedere la vera “linea della palma” che ha sommerso
l’Italia - non la mafia come Sciascia ipotizzava: la mafia produce anticorpi, la “buona
ragione” è inattaccabile.
Daphne Phelps, Una casa in Sicilia, beat, pp. 350 € 9
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